Circa 8.000 dipendenti con contratto scaduto il 31 dicembre 2001, relazioni sindacali allo stremo e delegate alla sede giudiziaria, carriere congelate da almeno 10 anni e, ora, anche l’onta degli scandali e della gogna mediatica. È questa la difficile situazione del personale della Banca d’Italia che il neogovernatore, Mario Draghi, troverà al suo insediamento. Se, infatti, sul fronte ’esterno’ l’Istituto di via Nazionale ha tenuto banco nelle polemiche degli ultimi mesi, le cose non vanno meglio sul fronte ’interno’. Il sospetto sul coinvolgimento dell’ex governatore Fazio nelle scalate a banche nazionali e le inchieste che ne sono seguite hanno messo uno stop alla trattativa per il rinnovo del contratto avviata più di un anno fa. Non solo. I sindacati accusano Fazio di aver modificato, con un atto unilaterale, il contratto di lavoro e di aver ’congelato’ nelle cariche più alte i funzionari di suo gradimento. Una partita che è finita in tribunale e che è stata vinta, almeno per i primi due gradi di giudizio, dai sindacati. “Draghi ritiri il ricorso presento in appello da Bankitalia e ripristini le corrette relazioni industriali”, dicono all’unanimità Falbi, Fabi, Fisac Cgil, Uilca Uil e Fiba Cisl, che si aspettano a brevissimo termine una convocazione a Palazzo Koch. A mettere ancora di più in agitazione il personale e le organizzazioni sindacali, sono anche le voci, che si sono diffuse nei giorni scorsi, su un possibile taglio agli organici della Banca d’Italia, peraltro già calati del 16% in 9 anni. Degli 8.000 addetti in servizio nell’Istituto, circa il 50% è impiegato nella sede centrale di Roma, in via Nazionale, e nel Centro ’Donato Menichellà di Vermicino, avamposto operativo e logistico. Il restante 50% è occupato nelle 83 filiali sparse in tutta Italia, deputate alla vigilanza sulla trasparenza bancaria del territorio, alla distribuzione dell’euro e all’osservatorio sull’andamento dell’economia locale. Per quanto riguarda il profilo professionale, i dirigenti sono 2.000, gli impiegati operativi 4.000 e i commessi/operai circa 2.000. Il confronto con le altre Banche centrali europee risulta difficile, perché non tutti gli istituti hanno le stesse funzioni. Bankitalia, ad esempio, conserva al suo interno attività come la stampa dei biglietti, la vigilanza, l’antiriciclaggio o la tesoreria sul territorio, che in altri istituti centrali europei sono esternalizzate. E, comunque, sui numeri di addetti non siamo certo in testa alla classifica: la Bundesbank tedesca, tanto per citare una realtà importante, ha poco meno di 13 mila dipendenti, la Banque de France circa 13.300. Per Luigi Leone, segretario generale della Falbi, “l’insediamento del governatore Draghi è preceduto da una campagna che non coglie la realtà”. “Si parla di ridimensionamento o di semi-smembramento della Banca - dichiara Leone a LABITALIA - ma non sono voci fondate su dati reali. Quello che, invece, è certo è il fatto che negli ultimi 9 anni l’organico è diminuito di 1.400 unità, perché ogni 5 persone che lasciavano il posto ne rientrava solo una”. Colpa del blocco del turn-over, attivo dal 1996 e mai revocato, avverte Leone. “Dal dottor Draghi - commenta il segretario della Falbi - mi attendo l’immediato ritiro del ricorso contro la sentenza che reputava illegittimo il prolungamento in servizio per altri 36 mesi di funzionari e dirigenti in età di pensione. Con Fazio - ironizza - siamo arrivati al ’gerontocomio’: hanno fatto carriera solo gli anziani, mentre i giovani sono stati stoppati. E Fazio, pur non essendo stato nominato governatore onorario -rimarca Leone- ha anche avuto dal Consiglio superiore i privilegi che spettano a tale carica: ufficio di rappresentanza a Palazzo Koch di 300 metri quadrati, due segretarie, macchina e autista”. FONTE LabItalia
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