Promuovere occupazione qualificata e innovazione nel sistema imprenditoriale, attraverso un raccordo sistematico tra le università e il mondo del lavoro. E’ l’obiettivo di ’Formazione e innovazione per l’occupazione’, l’azione di sistema promossa e finanziata con 64 milioni di euro dal ministero del Welfare (direzione generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione) e realizzata in collaborazione con l’agenzia tecnica Italia Lavoro. Grazie al coinvolgimento di 60 atenei, presenti in tutto il territorio nazionale (con una particolare attenzione al Mezzogiorno), circa 50 mila giovani laureandi o laureati, infatti, avranno l’opportunità di arricchire e consolidare le conoscenze acquisite durante il corso di studi, con un tirocinio formativo e di inserimento lavorativo. Non solo. Per 500 ragazzi sono previsti corsi per l’inserimento in strutture specializzate nel trasferimento di tecnologie e in imprese ad alto contenuto innovativo, mentre a 50 giovani sarà data la possibilità di avviare un’impresa, sempre utilizzando il patrimonio di conoscenze e applicazioni derivanti dalla ricerca. Il programma parte in via sperimentale in 11 atenei: Torino, Bergamo, Padova, Roma, Benevento, Bari, Chieti, Palermo, Napoli, Cosenza e Catania. Il progetto (che ha durata biennale) è stato presentato a Roma, presso la sede di via Veneto del ministero del Welfare, dal sottosegretario al Lavoro, Pasquale Viespoli, da Vera Marincioni, direttore generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione del ministero del Welfare, da Natale Forlani e Fabio Sartori, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Italia Lavoro. Sono, inoltre, intervenuti il rettore dell’Università del Sannio (Benevento), Aniello Cimitile, il prorettore dell’Università ’La Sapienza’ di Roma, Pietro Lucisano, il professor Paolo Sacchetta dell’Università di Chieti e la professoressa Patrizia Piro dell’Università della Calabria. “Dopo la fase sperimentale - ha spiegato Viespoli - intendiamo costruire una capacità di governo del progetto, che è un’azione di sistema e, dunque, deve essere in grado di trovare delle risposte alle criticità dell’occupazione giovanile. C’è una coerenza di percorso in questa scelta - ha sottolineato il sottosegretario - perché siamo partiti dal ruolo che le università hanno nel determinare la valorizzazione del capitale umano e abbiamo consentito loro di avere risorse per costruire una ’rete’ di servizi strutturali, mettendo al centro dell’attenzione le aree dell’Obiettivo 1. E’ un progetto innovativo - ha concluso - perché non sta nelle tradizionali politiche del lavoro (rivolte a temi di criticità come gli Lsu) ma sta su una ’risorsa’ che sono i giovani laureati”. Per saperne di più LabItalia
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