Entro il 2010, serviranno oltre 20 mila nuovi addetti nell’Information and Communication Technology (Ict), con una crescita media annua del 3%. Un settore in cui l’occupazione, tra il 2001 e il 2004, è diminuita di 22 mila unità, mentre le aziende sono aumentate dell’1,9%. E’ quanto emerge dal nuovo ’Rapporto Occupazione 2006’ realizzato da Federcomin, con la partecipazione delle associate AITech-Assinform e Asstel, e dal ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, che da quest’anno analizza anche il segmento dei media digitali (televisione digitale, produzione di contenuti digitali). A essere richiesti dalle aziende sono soprattutto ’skill innovativi’. “La velocità con cui il settore Ict sta evolvendo verso nuovi scenari di integrazione - si legge nel Rapporto - spinge le imprese alla continua ricerca di professionalità adeguate a gestire e guidare i cambiamenti tecnologici e di business in atto. L’evoluzione non sarà solo di tipo tecnologico, ma inciderà anche sui modelli di business modificando profondamente le professionalità richieste dalle aziende, che saranno sempre più orientate alla multidisciplinarietà, alla tecnologia ma anche alle competenze di processo e di settore. Solo le imprese che investiranno con continuità nella qualità delle risorse umane, quindi, potranno rimanere al passo con l’evoluzione tecnologica ed essere competitive”. Nel settore Ict, gli occupati sono passati dai 697 mila (tra dipendenti e autonomi) del 2001 ai 675 mila del 2004, con una diminuzione di 22 mila unità. Un calo, avverte Federcomin, legato per lo più alle situazioni di ristrutturazione. L’unico comparto che ha visto salire il numero di occupati è quello relativo a software e servizi, cresciuto di circa 10 mila unità nel periodo considerato. Per quanto riguarda le tipologie contrattuali, aumenta la flessibilità. Dal 2001 al 2004, la differenza fra addetti nominali Ict e risorse a tempo pieno è passata da 28.100 unità a 40.900, con un aumento del 46%. Anche nel settore delle imprese utenti, il ricorso alla flessibilità per gli addetti con funzioni Ict è in aumento: si è passati dai 21 mila del 2001 ai 32 mila del 2004, con un aumento complessivo del 52%. Se si considera, poi, tra gli occupati, il numero di numero di ’power user’, gli utilizzatori ’evoluti’ delle soluzioni applicative, nel 2005 è di circa 4,2 milioni, pari al 27,1% del totale dei dipendenti (contro il 26,3% del 2003). Mentre i ’generic user’ (gli utilizzatori Ict di più basso profilo) sono circa 7,1 milioni (il 45,9% del totale) e i restanti 4,2 milioni sono costituiti dai cosiddetti ’no user’, cioè da lavoratori che non fanno alcun uso di soluzioni Ict. Il numero totale di imprese con addetti del settore Ict in Italia è passato da 110.400 nel 2001 a 112.600 nel 2005 (sono incluse le aziende di capitale e di persone, nonché le ditte individuali, ma non i liberi professionisti), con un incremento complessivo dell’1,9%. Le variazioni percentuali del numero delle imprese risultano positive fino al 2004, pressoché stabili nel 2005 (-0,3%). Tra le imprese Ict, la quota di quelle che sono in situazione di criticità (sospese, in liquidazione o in fallimento) appare in crescita progressiva dal 2002 e nel 2005 è pari all’11%. Il dato esprime uno stato di sofferenza diffuso in tutti i comparti, con l’unica eccezione del settore dei media, che dopo la crisi del 2000 registra una diminuzione delle situazioni di criticità. “La fotografia che si ricava dal Rapporto Federcomin indica che la situazione del settore Ict è sostanzialmente statica. Negli ultimi due anni sembra essersi esaurita la spinta all’innovazione, ma molti segnali fanno capire che siamo alla vigilia di una fase importante che ha nella convergenza digitale il suo propellente”. E’ quanto afferma il presidente di Federcomin, Alberto Tripi. “Le conseguenze di questo processo - spiega - si vedranno tra 3-5 anni e saranno profonde. Nuove tecnologie, nuovi contenuti, nuovi servizi dovranno costituire l’offerta delle imprese ai cittadini e al mondo della produzione. L’offerta dovrà essere sempre più articolata e integrata - prosegue - e in questo le aziende presenti in Italia possono introdurre quella creatività che può rivelarsi una carta vincente nella seconda ondata delle tecnologie della comunicazione. In questa prospettiva, si colloca la domanda molto forte, che il Rapporto precede, da qui al 2010 di nuove competenze e di addetti con ’skill innovativi’. Al tempo stesso è immaginabile che emerga sempre più forte l’esigenza di una maggiore flessibilità del mercato del lavoro. Una flessibilità che deve essere regolamentata più di quanto non sia stato fino ad oggi”. FONTE LABITALIA
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