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Edili: sindacati, adesione sciopero superiore 80%
16/03/2006 NP-2862

Bloccati i cantieri di tutta Italia e migliaia di lavoratori edili riuniti nelle piazze di Roma, Bergamo, Venezia e Genova.
La manifestazione organizzata dai sindacati di categoria Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil, per il mancato rinnovo del 2° biennio economico 2006-07 dei circa 1.200.000 addetti alle costruzioni,è “pienamente riuscita, con un’adesione allo sciopero superiore all’80%”.
Lo comunicano i tre sindacati di categoria con una nota, dove si parla di “uno sciopero generale per il contratto, ma non solo”. “Regolarità, legalità e sicurezza - dicono i sindacati - sono le richieste per le quali oggi i lavoratori edili sono scesi in piazza”. “A Roma in piazza SS. Apostoli - prosegue la nota - si sono riuniti in una grandissima manifestazione 8.000 lavoratori del Centro e Sud Italia, pullman e treni sono arrivati dalla Toscana, dall’Emilia, Marche, Umbria, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Piemonte. Fermi nel Lazio i grandi cantieri e a Roma hanno incrociato le braccia i lavoratori impegnati nella costruzione della Metropolitana B1, Fiera di Roma, Grande Raccordo Anulare; a Civitavecchia bloccati i lavori della centrale a carbone”. Soddisfazione anche per la riuscita delle manifestazioni al Nord. “A Bergamo - dicono ancora Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil - oltre 4.000 persone hanno sfilato in un vivace corteo fino al presidio davanti alla sede dell’Ance e la città si è completamente bloccata. Si sono fermati i grandi cantieri lombardi e piemontesi dell’Alta Velocità e della metropolitana di Brescia. A Venezia sono stati 5.000 i lavoratori che hanno manifestato, fermi i cantieri del Petrolchimico e i lavori del Passante e del Mose e anche i camionisti hanno solidarizzato. A Bologna si sono bloccati i cantieri della Variante, stessa cosa per i lavori della sede comunale. Altissima anche l’adesione alla protesta di Genova, dove i manifestanti hanno bloccato la circolazione del centro della città”. Alta partecipazione allo sciopero anche al Sud, dove si sono fermati i cantieri della Sa-Rc, della 106 Ionica e della Siracusa-Catania. “A sei mesi dall’apertura delle trattative per il rinnovo del 2° biennio salariale del contratto nazionale - commentano in una nota i segretari generali della Filca Cisl, Domenico Pesenti, della Feneal Uil, Franco Marabottini, e della Fillea Cgil, Franco Martini - l’Ance e le altre associazioni imprenditoriali del settore continuano a porre sul tavolo delle posizioni strumentali e pregiudiziali, a danno delle politiche settoriali contro il lavoro nero e la destrutturazione del sistema delle imprese. Le richieste di aumento salariale che il sindacato ha avanzato di 81 euro per il biennio salariale e 79 euro per l’aumento territoriale sono compatibili con un andamento della produzione negli ultimi sei anni del 2% annuo, del 23,5% dei volumi di investimento, una crescita del fatturato delle imprese del 17%, compreso un aumento occupazionale del 23%”. “A fronte di questi dati - proseguono Martini, Pesenti e Marabottini - è inaccettabile negare ai lavoratori del settore il diritto al recupero del valore del proprio salario rispetto all’inflazione e a una ridistribuzione della ricchezza tramite i contratti integrativi territoriali. Il sistema delle imprese soffre della presenza di elevate percentuali di lavoro nero e di politiche fiscali e previdenziali che non incentivano la strutturalità delle stesse imprese. Oggi, in Italia, nelle grandi imprese -spiegano i segretari- si registra un rapporto tra impiegati e operai di 1 impiegato ogni 1,5 operai, quando la media europea è di un impiegato per 7,5 operai.
Non si comprende per quali ragioni l’Ance - concludono - dopo aver sottoscritto con il sindacato delle costruzioni negli ultimi anni importanti accordi nella lotta al lavoro nero e all’irregolarità e aver contribuito all’entrata i funzione del Durc anche nei lavori privati vuole introdurre una norma contrattuale che ne vanifica gli effetti. Pensare che un lavoratore lavori in una provincia e rimanga iscritto alla Cassa Edile di provenienza, applicando un contratto territoriale che non è quello della provincia in cui lavora, vuol dire introdurre una sorta di ’Bolkestein all’italiana’, come è improponibile pensare di attenuare l’efficacia della norma di legge della responsabilità in solido dell’impresa appaltante rispetto ai lavoratori del subappalto”.
FONTE LabItalia

smile99

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