Ventuno corsi di formazione, 4 sperimentazioni e 4 seminari, in due anni, per 1.500 operatori del collocamento mirato, in 17 regioni e 78 province italiane. Questo il primo bilancio del ‘Progetto Icf e politiche del lavoro’, promosso dal ministero del Welfare e realizzato dall’agenzia tecnica governativa per le politiche dell’occupazione Italia Lavoro. Un programma che, per la prima volta a livello internazionale, ha applicato alle politiche attive del lavoro la nuova classificazione ‘Icf’ della disabilità introdotta dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2002, per misurare, anzichè lo svantaggio, i fattori che possono migliorare l’integrazione sociale delle persone con handicap. Il progetto, che si inserisce nella piu’ generale azione di diffusione della classificazione Icf, è rivolto a tutti i soggetti impegnati nel collocamento mirato, dalle commissioni mediche ai servizi per l’impiego e specialistici. I risultati del progetto, ma anche le esperienze realizzate sul territorio e le prospettive per il futuro, sono stati presentati oggi durante il convegno ‘Le politiche territoriali per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità: l’applicazione di Icf’, che si è svolto nell’ambito dell”Expo del capitale umano, dell’innovazione e dell’internazionalizzazionè, in corso alla Fiera Milano City. Al dibattito sono intervenuti, tra gli altri, Giovanni Daverio, direttore generale del ministero del Welfare per la Famiglia, i Diritti sociali e la Csr, Marco Sartori, presidente di Italia Lavoro, Mario Conclave, responsabile del ‘Progetto Icf e politiche del lavoro’ per Italia Lavoro, oltre ai rappresentanti del Din (Disability Italian Network) e della Fish. Dei 1.500 operatori del collocamento mirato che, grazie al ‘Progetto Icf e politiche del lavoro, hanno acquisito le competenze necessarie per l’applicazione della classificazione, circa il 36% è impegnato negli organismi provinciali previsti dalla legge numero 68 del 1999, il 40% proviene dal mondo della sanità, il 13% è rappresentato da amministratori locali e l’11% da altri attori coinvolti su questo fronte, come le cooperative sociali, le associazioni delle persone con disabilità e degli imprenditori e l’Inail. Per quanto riguarda il ruolo dei partecipanti, il 30% è costituito da dirigenti e coordinatori, il 15% da professionisti e il 55% da operatori. In particolare, alle azioni realizzate dal progetto, al Nord hanno partecipato persone provenienti soprattutto dai servizi per il lavoro, mentre al Sud piu’ i medici e il personale sanitario. In generale, strutture e organismi preposti al collocamento mirato, secondo i dati del monitoraggio dell’Isfol relativi al 2003, sono presenti in circa l’80% dei centri per l’impiego italiani, anche se con molte differenze sia nei servizi offerti sia nelle modalità di erogazione. Il 45%, infatti, propone servizi di base ed essenzialmente fornisce informazioni, il 21,6% offre servizi di livello medio, mentre il 33,3% presenta prestazioni di eccellenza. Alle liste provinciali del collocamento mirato sono iscritte complessivamente 480 mila persone con disabilità disponibili a intraprendere un’attività lavorativa e, nel 2003, quelle inserite nel mondo dell’occupazione sono state 24 mila. LABITALIA
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