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Immigrati oltre soglia 3 mln a fine 2005
01/06/2006 NP-2963

Alla fine del 2005, la popolazione immigrata in Italia ha superato i 3 milioni, tenendo conto dei 180 mila immigrati extracomunitari e dei nati da entrambi i genitori stranieri. Con il ritmo d’aumento annuale, che nel 2006 si attesta a circa 300 mila unità, si può ipotizzare un raddoppio della popolazione straniera nel giro di 10 anni.
E’ quanto è emerso dalle prime anticipazioni del ‘Dossier Immigrazione 2006’, curato dalla Caritas Italiana, quella di Roma e dalla fondazione Migrantes, presentate a Roma. Un monitoraggio che, nel 2005, ha evidenziato una forte incongruenza tra quote di ingressi stabilite e fabbisogno di mercato. Sono intervenuti all’incontro monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, il sottosegretario alla Solidarietà sociale, Cristina De Luca, padre Bruno Mioli, della fondazione Migrantes, monsignor Guerino di Tora, direttore della Caritas diocesiana di Roma, Franco Pittau, coordinatore del ‘Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes’, Fabio Sturani, vicepresidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), e Jean Leonard Touadi, giornalista esperto di immigrazione e docente all’università di Milano.
Nel 2005, ricorda il Dossier, sono stati emanati 3 decreti flussi: uno per l’ingresso di 79.500 neocomunitari, gli altri due, complessivamente, per 99.500 extracomunitari. Alla data di giugno 2005, sono 44.096 i visti utilizzati dai neocomunitari, di cui il 61% uomini. Un discorso più approfondito merita la situazione degli extracomunitari. Infatti, delle 90.500 quote previste, 45.000 rivolti a ingressi per lavoro stagionale e 54.500 per impiego stabile. Nella stessa data, il totale delle domande per lavoro non stagionale è stato di 123.567, mentre quelle per lavoro stagionale di 37.837. E’ evidente, quindi, osserva la Caritas, una forte discrepanza tra la domanda e l’offerta di lavoro. Relativamente al paese di origine, dalle anticipazioni è emerso che quasi la metà degli immigrati sono cittadini dell’Est europeo, con un’assoluta preminenza della Romania, con il 18,9% del totale (42.322 visti). Seguono Albania, Stati Uniti, Marocco e Cina.
Passando ad analizzare alcune delle motivazioni che spingono gli stranieri a venire nel nostro paese, due sembrano essere particolarmente rilevanti: il lavoro e il ricongiungimento familiare. Una ragione, quest’ultima, che riguarda il doppio degli ingressi rispetto alla ricerca di un’occupazione. Specifiche del nostro paese, poi, sono le motivazioni di natura religiosa: i visti di lunga durata concessi nel 2005 si attestano intorno ai 3.000. Basso il numero dei visti rilasciati per lavoro autonomo: è addirittura inferiore a quello stabilito nel 2005 (2.500) e sottolinea la scarsa predisposizione italiana ad attirare imprenditori e investitori stranieri. Gli ingressi concessi per motivi di studio, invece, sono stati 5.000: gli immigrati, infatti, rappresentano solo il 2% della popolazione universitaria, a riprova - sottolinea il Dossier - dell’insufficiente grado di internazionalizzazione dell’Italia in questo ambito. Ma c’è, infine, anche chi ha scelto l’Italia semplicemente come residenza elettiva: sono state appena 968 le persone agiate stabilitesi nel nostro paese senza necessità di lavorare.
LabItalia

smile99

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