Un italiano su tre (33,8%) non sa parlare alcuna lingua straniera. Le persone che sostengono di sapere le lingue, infatti, non superano il 66,2% e la maggior parte ammette che si tratta di una conoscenza ’scolastica’. Un dato che nel Sud e nelle Isole si abbassa al 63%, mentre risulta allineato alla media nazionale al Centro (66,9%), per salire a livelli più alti nelle regioni del Nord-Ovest (67,5%) e del Nord-Est (69,3%). E’ nel Mezzogiorno, infatti, che la conoscenza delle lingue è più scarsa (il 37% non ne sa parlare neanche una). E, se il 68% degli italiani è convinto dell’importanza di conoscere almeno l’inglese, oltre la metà (52,9%) non ha nessuna intenzione di colmare le proprie lacune, il 25,2% probabilmente non lo farà, il 17,9% forse, mentre solo il 4% è spinto da una forte motivazione. Sono alcuni dei dati che emergono da un’indagine sulla domanda di formazione linguistica da parte della popolazione, presentata a Roma e realizzata dal Censis e da Grandi Numeri, nell’ambito del progetto ’Let it Fly’ (Learning Education and Training in the Foreign Languages in Italy). Un programma sull’alfabetizzazione linguistica finanziato dal Fondo sociale europeo e promosso dal ministero del Lavoro nel quadro del Programma operativo nazionale Obiettivo 3 - ’Azioni di sistema’. “Gran parte degli italiani ha studiato l’inglese a scuola, ma non sa parlarlo. E questo nonostante che la nostra sia una cultura adattiva, con meno problemi di barriere rispetto ad altre”. Così il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma, ha commentato i risultati dell’indagine. “Probabilmente - ha spiegato - lo scarso livello di conoscenza delle lingue straniere nel nostro paese deriva dalla bassa capacità della scuola di seguire un insegnamento che deve essere sistematico e basarsi su un metodo tipicamente pedagogico e formativo”. In generale, è nelle fasce della popolazione più giovane e istruita che si registra la quota più elevata di persone (91,4%) che dichiarano di conoscere almeno una lingua, mentre più si sale con l’età e maggiore è l’analfabetismo linguistico: il 56,5% dei pensionati e il 52,3% delle casalinghe, infatti, non conosce nessuna lingua. “Ma oggi - ha avvertito Roma - non basta neanche conoscere una lingua a livello scolastico: bisogna saper comunicare. Il problema della conoscenza delle lingue straniere, infatti, oltre che di natura culturale, è un problema di comunicazione. Non solo. Le lingue - ha sottolineato Roma - sono il veicolo attraverso cui passa il processo di internazionalizzazione del paese”. La conoscenza delle lingue è concentrata sull’inglese (53,5%), in particolare al Centro (57,2%) e al Sud (54,7%), seguito dal francese (37,1%), molto apprezzato nelle regioni del Nord-Ovest (43%), dal tedesco (4%) e dallo spagnolo (2,8%), anche se in misura molto esigua. E la quinta lingua ’straniera’ parlata nel nostro paese è proprio l’italiano, con il 2,1%: è utilizzato, infatti, dai cittadini stranieri che risiedono in Italia o dalle persone appartenenti a minoranze linguistiche. Per quanto riguarda il numero di lingue conosciute, il 42,1% degli abitanti ne parla solo una e il 18,9% due (nel Nord-Est è il 24,2% e nel Nord-Ovest il 19%). E, a fronte di un 4,2% nazionale di persone che parlano tre lingue, nel Nord-Ovest sono il 6%. Ma e’il Centro a detenere lo scettro dei poliglotti, con l’1,7% di persone che conoscono quattro lingue, oltre a quella madre, contro l’1% della media nazionale.
Oltre l’80% degli intervistati ha imparato la lingua straniera a scuola. Ma la preparazione scolastica è ritenuta dal 55,9% scarsa o gravemente insufficiente, mentre è adeguata secondo il 32,6% del campione. Il livello di conoscenza della lingua, per il 50,1%, infatti, è ’scolastico’ (53% al Sud e nelle Isole), mentre il 19% lo valuta ’di base’, in particolare nel Nord-Est (21,8%). Solo il 23,9% giudica il proprio livello ’buono’ e il 7,1% ’molto buono’.
PREVALE USO SPORADICO E RICREATIVO
Ma gli italiani, oltre a non conoscere bene le lingue, sembrano anche utilizzarle poco e prevalentemente in modo ’sporadico’ e legato a una dimensione ’ricreativo-affettiva’. Infatti, ben il 56,9% di coloro che parlano una lingua straniera sfrutta tale conoscenza per fare viaggi all’estero, e il 35,4% per relazionarsi con amici e parenti. Viaggi e vacanze rappresentano le circostanze più frequenti di uso delle lingue per gli abitanti di Nord-Ovest (66,9%) e Nord-Est (62,7%), mentre al Sud e nelle Isole il valore è decisamente inferiore alla media nazionale (43,6%). Solo il 28,5% sfrutta le lingue per leggere libri, quotidiani o riviste o per guardare dei film (26,5%) e il 25,9% è facilitato nell’uso di Internet. LABITALIA
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