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Una donna su 10 esce da mercato lavoro dopo maternità
15/06/2006 NP-2980

Nel 2005, in Italia, una donna su dieci esce dal mercato del lavoro a causa della maternità. E’ uno dei dati più critici che emergono da ’Maternità, lavoro, discriminazioni’, uno studio realizzato dall’Area ricerche sui sistemi del lavoro dell’Isfol su incarico dell’Ufficio nazionale della consigliera di parità.
La ricerca si avvale, tra l’altro, di un’inedita indagine ’Isfol Plus’, condotta su un campione, rappresentativo per area geografica, di 25.000 donne di età compresa tra i 15 e i 64 anni, per analizzare la partecipazione femminile e le transizioni nel mercato del lavoro rispetto al tema della maternità.
Il volume, edito da Rubettino, è stato presentato a Roma, presso la sede del ministero del Lavoro, in via Flavia, dalla consigliera nazionale di parità, Isabella Rauti, dal direttore generale per l’Attività ispettiva del ministero del Lavoro, Mario Notaro, dal presidente dell’Isfol, Sergio Trevisanato, e dai ricercatori dell’Isfol Valentina Cardinali (curatrice della ricerca) ed Emiliano Mandrone (responsabile indagine campionaria Isfol Plus). Alla presentazione sono intervenute, inoltre, i sottosegretari alla Solidarietà sociale, Franca Donaggio, e alle Pari opportunità, Donatella Linguiti, oltre a numerose consigliere di parità regionali e provinciali. AL SUD DOPO NASCITA FIGLIO SI RICORRE AL SOMMERSO La maternità è, dunque, ancora la causa principale dell’abbandono del lavoro da parte delle donne. Il 13,5% delle lavoratrici, infatti, esce dal mercato del lavoro, momentaneamente o definitivamente, dopo la nascita di un figlio, proprio per occuparsene direttamente. Un evento, quest’ultimo, che risulta essere, oltre che di difficile gestione da parte di aziende e datori di lavoro, anche fonte di diverse pratiche discriminatorie. Un discorso a parte merita, poi, il Mezzogiorno, dove il sommerso viene indicato come la principale forma di rientro dopo la maternità, per motivi economici e fiscali: non un ’secondo lavoro in nero’, ma una vera e propria occupazione full time non legale.
Per stare più vicino ai figli e continuare al tempo stesso a lavorare, molte donne scelgono il part time, che rappresenta uno strumento di conciliazione tipicamente femminile. Le motivazioni del ricorso a tale tipo di contratto sono, infatti, segnatamente diverse a seconda del genere: per oltre la metà degli uomini, tale scelta è stata imposta dal datore di lavoro e, in caso contrario, è momentanea, mentre per quasi il 70% delle donne è volontaria e pressoché definitiva. Illuminante, inoltre, il dato sul part time potenziale: gli uomini lo chiederebbero in futuro ’per fare un altro lavoro’, mentre le donne per ’prendersi cura dei figli’.
FONTE LabItalia

smile99

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