Un fondo di sostegno per mantenere in vita l’attività dei centri per l’impiego. E’ questa la richiesta fatta al governo da parte delle province nel corso convegno ‘Provincia e politiche del lavoro: governance, buone prassi e scenari futuri’, organizzato a Rimini nell’ambito della sesta edizione di Euro P.A., il salone delle autonomie locali.zbr> “Bisogna attivare un tavolo di lavoro governo-province per affrontare il problema della mancanza di risorse dei centri per l’impiego”, ha detto a LABITALIA l’assessore al Lavoro della provincia di Terni, Donatella Massarelli. “A fine anno - ha spiegato - finiscono le risorse finanziarie per pagare le unità impiegate dei centri per l’impiego locali. Dobbiamo evitare che questo servizio rimanga senza finanziamenti, costituendo un fondo di sostegno ad hoc per i servizi per l’impiego. Il ruolo pubblico dei centri - ha fatto notare Massarelli - è importante perché opera una verifica sulle politiche di assunzione, offrendo una garanzia di trasparenza nel rispetto delle pari opportunità. La competizione con i privati non mi spaventa, anzi: si può decidere di ‘fare rete’. In Umbria, ad esempio, abbiamo stipulato diverse convenzioni con le agenzie interinali e con associazioni private. Certo, la mission pubblica è diversa da quella privata, che vede il lavoro come un business”. Un’esigenza sottolineata anche dall’assessore al Lavoro della provincia di Ravenna, Germano Savorani. “Le funzioni dei centri per l’impiego - ha spiegato a LABITALIA - sono state oggetto di delega dal governo alle regioni, ma le risorse sono troppo limitate. E’, inoltre, stato annunciato un ulteriore taglio pari al 30% delle risorse per le regioni del Centronord. Taglio che, in Emilia Romagna, è destinato ad aumentare, visto che l’erogazione viene fatta in base agli indicatori economici, che nella nostra regione registrano percentuali più elevate rispetto alle altre. Per risolvere questa situazione - ha avvertito Savorani - si potrebbe attivare un fondo di rotazione pensato per i servizi per l’impiego, avviando un coordinamento Stato-province e regioni per stabilire un livello minimo di erogazione dei servizi. In caso contrario, saremo costretti a far venire meno un servizio vitale per l’occupazione del Paese”. Al Salone di Rimini si è parlato anche di bilancio sociale. L’occasione è stata la tavola rotonda ’La rendicontazione sociale nel settore pubblico: modelli di bilancio, strategie istituzionali, esperienze territoriali’, promossa dal ministero della Solidarieta’ Sociale e dall’Isfol. All’incontro ha partecipato anche il sottosegretario alla Solidarieta’ sociale, Cristina De Luca, che ha confermato l’impegno del ministero nel contribuire alla diffusione della cultura dei bilanci sociali. “Innanzitutto - ha spiegato - è necessario concorrere alla traduzione operativa della direttiva sulla rendicontazione sociale e delle linee guida emanate dalla funzione pubblica. Da settembre in avanti, entreranno nella fase operativa ben dodici progetti, la cui finalità è sostenere la professionalizzazione dei quadri di enti locali coinvolti nella gestione dei piani di zona. All’interno del decreto sull’impresa sociale - ha concluso Cristina De Luca - un articolo prevede l’obbligatorietà del bilancio sociale per queste organizzazioni e l’emanazione di apposite linee guida da parte del nostro ministero”. Per Antonello Scialdone, responsabile dell’Area Politiche Sociali e Pari Opportunità dell’Isfol, “il bilancio sociale è uno strumento prezioso per favorire il dialogo della pubblica amministrazione con i cittadini”. Rita Graziano, dirigente del ministero della Solidarietà Sociale ha sottolineato l’attenzione dell’amministrazione centrale nei confronti di questo tipo di rendicontazione. Dello stesso tono è stato l’intervento di Fabio Melilli, presidente dell’Upi, il quale ha posto l’accento sull’importanza di uno strumento come il bilancio sociale nel contribuire a snellire i processi burocratici, permettendo all’ente locale di ottimizzare le risorse a disposizione, impiegandole meglio per iniziative a favore delle fasce svantaggiate. A testimoniare l’esperienza del comune di Cesena, che per il quarto anno consecutivo ha redatto il suo bilancio sociale, è stato il direttore generale dell’ente, Michele Bertola: “Questo documento di rendicontazione - ha spiegato - si è dimostrato utile perché è riuscito a rendere trasparente l’attività dell’amministrazione, dando conto ai cittadini di come sono utilizzati i fondi pubblici. Tutto ciò ha aumentato il tasso di partecipazione dei cittadini”. Le Camere di commercio, poi, sono impegnate a diffondere la cultura della rendicontazione sociale su tutto il territorio nazionale, grazie alla presenza capillare del sistema camerale. “Su 103 camere, sono 19 quelle che hanno realizzato il bilancio sociale - a spiegato Biagio Caino, di Retecamere ma presto se ne aggiungeranno altre 27” . Paolo Labombarda, presidente delegazione centro Assoconsult-Confindustria, nel corso del convegno di Rimini ha espresso invece il punto di vista del mondo della consulenza, dicendo che “Il bilancio sociale è un’opportunità rilevantissima che non bisogna lasciarsi sfuggire, ma per renderlo realmente efficace serve una buona programmazione”. Il ministero della Funzione Pubblica ha recentemente emanato la direttiva sul bilancio sociale nella pubblica amministrazione e, grazie alle linee guida messe a punto dal Formez, anche gli enti locali più piccoli potranno far conoscere la loro attività in modo trasparente. Il vicedirettore generale del Formez, Carlo Conte, ha indicato le linee di azione future. “Il nostro obiettivo - ha detto - è quello di affinare le linee guida, mirandole sulle singole realtà locali, perché ognuna di esse ha esigenze diverse. Stiamo, inoltre, varando un programma di formazione per gli enti locali della durata di quattro settimane al fine di spiegare come si redige il bilancio sociale”. LABITALIA
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