Sono 3 milioni gli aderenti a forme pensionistiche complementari in Italia, circa 13% degli occupati. Mentre le risorse destinate alle prestazioni pensionistiche ammontano a 46 miliardi di euro. E’ quanto emerge dalla relazione annuale della Covip sulla previdenza complementare presentata dal presidente, Luigi Scimia, alla presenza del ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Scimia ha lamentato la “scarsa crescita” delle pensioni integrative nel nostro Paese anche a causa dell’incertezza normativa e dei pochi giovani che aderiscono. “La diffusione della previdenza complementare - ha detto Scimia - è ancora troppo modesta rispetto alle potenzialità che il settore può offrire. L’incertezza legislativa che ha accompagnato l’iter della riforma del settore e il rinvio al 2008 delle nuove norme di attuazione non hanno certo giovato alla crescita delle adesioni”. Il presidente della Covip ha, in particolare, messo in evidenza la limitata adesione delle classi più giovani: l’età media degli iscritti ai fondi pensione di nuova istituzione è di 43 anni. Solo il 6,5% degli iscritti ha meno di 30 anni, mentre più del 25% ha già raggiunto i 50 anni. “Sono certo, comunque - ha sostenuto Scimia - che, nonostante le difficoltà incontrate, il quadro delle nuove regole recentemente attuato con il decreto legislativo 252 di dicembre 2005 darà nuovo impulso allo sviluppo del secondo pilastro pensionistico, anche alla luce delle maggiori risorse finanziarie che confluiranno nel sistema tramite la devoluzione del Tfr”. Il 2005, dal punto di vista dei rendimenti, può essere comunque stimato un anno positivo, che ha proseguito la tendenza degli ultimi anni. Le risorse destinate alle prestazioni, pari a 46 miliardi di euro, rappresentano poco più dell’1% delle attività finanziarie delle famiglie e circa il 3% del prodotto interno lordo, dato particolarmente modesto se confrontato con alcune significative esperienze internazionali. Negli Stati Uniti aderisce alla previdenza complementare il 50% degli occupati e le attività gestite dai fondi pensione equivalgono all’ammontare del Pil. Nel Regno Unito le adesioni interessano circa il 60% degli occupati e le attività gestite dai fondi pensione rappresentano circa il 70% del Pil. In Italia i fondi pensione di nuova istituzione contano oltre 1,5 milioni di iscritti (+ 8% rispetto al 2004), con un attivo netto pari a 10,6 miliardi di euro (+ 30% rispetto al 2004) così ripartito: 7,6 miliardi di euro gestiti dai fondi pensione negoziali e 3 miliardi di euro dai fondi aperti. I 43 fondi pensione negoziali possono contare circa 1,2 milioni di iscritti e fanno registrare un tasso di crescita delle adesioni quasi del 9% rispetto al 2004. L’incremento è da ricondurre in buona parte all’avvio del primo fondo pensione del settore pubblico, destinato ai lavoratori del comparto scuola. Si è confermata la diffusione della struttura multicomparto. Tuttavia, la maggior parte degli iscritti non ha espresso alcuna scelta ed è quindi confluita in modo automatico nel comparto caratterizzato da un profilo rischio-rendimento tipicamente prudenziale, simile a quello della precedente gestione monocomparto. Ciò ha determinato la seguente ripartizione: il 73% degli aderenti è confluito in comparti obbligazionari, il 25,5% in quelli bilanciati, mentre solo l’1,5% ha scelto comparti azionari. LABITALIA
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