Se la sfera familiare, la salute e persino le condizioni abitative rappresentano una fonte di tranquillità per oltre l’80% degli italiani, non altrettanto si può dire per la situazione economica e il lavoro. Un terzo degli individui, infatti, mostra insicurezza nei confronti di queste due dimensioni: il 36% circa si dichiara poco o per niente tranquillo rispetto alla propria situazione economica e al proprio lavoro. E’ quanto emerge dal volume ’Strutture familiari e opinioni su famiglia e figli’, che presenta alcuni risultati dell’indagine ’Famiglia e soggetti sociali’ svolta dall’Istat nel novembre 2003 su un campione di oltre 19 mila famiglie per un totale di circa 49 mila individui. Una ricerca dalla quale emerge anche come il lavoro condizioni anche una serie di scelte, dall’uscita dei giovani dalla casa dei genitori a quella di avere un figlio. Ad avvertire un maggior senso di difficoltà sono soprattutto i più giovani. Inoltre, le donne si sentono più insicure degli uomini per quanto riguarda il proprio lavoro (il 41,2% delle donne contro il 31,8% degli uomini). Nelle Isole e nelle aree urbane, c’è minore ottimismo per i tre anni successivi all’intervista: rispetto alla media nazionale gli intervistati di queste zone presentano i livelli più bassi di tranquillità per la propria situazione economica (46,7% e 53,2%, rispettivamente, contro 60,9%), che per il proprio lavoro (41,7% e 53,3%, contro 59%) e per le proprie condizioni abitative (79% e 79,6%, rispetto all’83,7%). Il senso di fiducia verso gli altri non è molto diffuso, sottolinea l’Istat, in quanto solo il 19,6% delle persone ritiene che ci si possa fidare della maggior parte della gente, mentre il 78,4% pensa che bisogna stare molto attenti. Le donne sembrano essere leggermente più diffidenti degli uomini (78,9% contro il 77,9%). Notevoli le differenze all’interno del Paese: le quote più alte di fiducia si registrano nel Centro-Nord (circa il 21%, contro il 15,4% delle Isole e il 17,5% del Sud), mentre quelle più alte di diffidenza si registrano nel Mezzogiorno (oltre l’80%, contro il 75,9% del Centro dove si registrano i valori minimi). L’importanza degli aspetti economici e lavorativi, afferma l’Istat, viene sottolineata anche dal fatto che più della metà dei giovani ritiene che lasciare i genitori dipenda molto o in parte dalla condizione economica (56%) e dal miglioramento della situazione lavorativa (52,4%). Questi due fattori sono ancora più importanti nel determinare la scelta di lasciare la famiglia di origine per i giovani che vivono nelle Isole (il 62,6% indica come decisivi gli aspetti economici e il 61,1% quelli lavorativi), nei comuni di grandi dimensioni (rispettivamente, 62,8% e 55,7%) e nelle aree urbane (63,5% e 58,2%). Sebbene siano considerate come fattori influenti da appena un terzo degli intervistati, le condizioni abitative rappresentano un elemento importante soprattutto tra i giovani del Centro (35,6%) e dei comuni con oltre 50 mila abitanti (36%). LABITALIA
|