Si è tenuta a Milano, presso il Teatro delle Erbe, la conferenza nazionale della Fillea Cgil su ’Lavoro sommerso e Immigrazione’, nell’ambito della campagna nazionale della Cgil contro L’economia sommersa denominata ’Il rosso contro il nero’. Nella seconda metà della mattinata si è svolta una tavola rotonda, moderata dal direttore di Metropoli, Gennaro Schettino, per un confronto tra le parti sociali ed istituzionali interessate. Hanno partecipato rappresentanti del Sindacato, dell’Ance, dell’Arci e del Tavolo Immigrazione Milano ’Città per tutti’. “Il lavoro nero rappresenta uno dei principali problemi per il paese -si legge in una nota della Fillea- la Cgil denuncia la sua crescita, sono quasi sei milioni le posizioni irregolari registrate nel 2005, 286.000 in più rispetto all’anno precedente. Ciò significa che il sommerso incide sul Pil dello 0,09, per un fatturato che si aggira sui 10 miliardi di euro. Il settore delle costruzioni è fra quelli maggiormente interessati dal fenomeno. Le stime parlano di una percentuale del 16% del totale dei lavoratori dipendenti (sono in corso delle analisi che indagano sulle differenze di occupati rilevabili fra diverse fonti), ma nelle grandi città come Roma, Torino, Genova, Milano, dove maggiore è il tasso di occupazione, la Fillea stima una presenza del lavoro irregolare che arriva al 50%”. “Nel corso degli ultimi anni - prosegue la nota della Fillea - il comparto delle costruzioni ha visto aumentare in maniera esponenziale, più del 400%, la presenza dei lavoratori immigrati. Sono più di 150.000 i lavoratori stranieri iscritti alle Casse Edili e quasi altrettanti che lavorano in nero o sono precari. Nel 2004 i lavoratori immigrati iscritti alla Cnce sfioravano il 20%, a due anni di distanza il trend continua ad essere in costante crescita: non è difficile immaginare che in pochi anni il peso dei lavoratori immigrati assumerà una valenza sempre maggiore (già oggi in alcune aree del Nord Italia si registrano punte anche superiori al 50% del totale)”. Il sindacato degli edili sottolinea come “l’incremento maggiore sia avvenuto in concomitanza della regolarizzazione del 2001/2002”. Per quanto concerne le qualifiche, la tendenza appare chiaramente indirizzata verso una crescita delle attività a minor apporto qualitativo della manodopera. L’aumento oltremodo significativo degli operai comuni mostra come il lavoratore immigrato sia utilizzato soprattutto nelle mansioni più dure e meno retribuite. Il 70% degli stranieri lavora come operaio comune rispetto al 30% dei lavoratori totali, mentre gli operai specializzati e di quarto livello rappresentano il 9% della forza lavoro straniera a fronte del 30% della forza lavoro complessiva. LABITALIA
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