Precarietà, scoraggiamento di chi è in cerca di occupazione, disoccupazione di lunga durata e bassi livelli occupazionali, lavoro sommerso e irregolare, incidenti sul lavoro, nuove povertà. Sono queste le criticità del mondo del lavoro segnalate nel secondo Rapporto sul mercato del lavoro nel Lazio, curato dalla Cisl, Unione sindacale regionale del Lazio, dal titolo “Dalla precarietà alla buona flessibilità”. Innanzitutto, dunque, lo scoraggiamento di chi si vuole inserire o reinserire nel mondo del lavoro ma, causa la grande difficoltà ad entrare, rinuncia. La disoccupazione così si cronicizza, coincidendo con la disoccupazione di lunga durata: in questo settore il valore del Lazio, secondo il Rapporto, è vicino al 70% (percentuale dei disoccupati di lunga durata sul totale dei disoccupati) e supera quello dell’Italia settentrionale (38,7%), centrale (60,9%) e meridionale (68,5%). Per quel che concerne il lavoro sommerso, il Rapporto fa riferimento ai dati del progetto “Litorale attivo”, realizzato da Litorale spa (azienda creata dalla Regione Lazio nel 2000 per sostenere lo sviluppo economico, turistico e occupazionale del litorale laziale), secondo il quale il Lazio, dopo Campania e Lombardia, è la regione con il maggior numero di irregolari (395 mila nel 2001). Diminuiscono in misura lieve gli incidenti sul lavoro, 58.230 nel 2004 (58.386 nel 2003). Sono aumentati, però, gli infortuni mortali, con 11 casi in più: dai 98 del 2003 si è passati ai 109 del 2004. Il Rapporto Cisl riporta inoltre i dati sulla popolazione regionale: la popolazione attiva (15-64 anni) è aumentata di 65 mila persone nel 2005 (+1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), con una crescita di 37 mila unità (+1,4%) della componente femminile, più rilevante di quella maschile, (28 mila unità, +1,1%). Gli occupati, sempre nel 2005, hanno raggiunto la cifra record di 2.111.000, con un aumento di 13 mila unità. Anche qui, cresce la componente femminile (+37 mila unità). Il tasso di occupazione si è stabilizzato al 59%. La Cisl si occupa, nel suo Rapporto, anche delle nuove povertà: circa 4 mila persone, nel 2003, si sono rivolte al Centro di ascolto della Caritas di via Marsala a Roma. Di queste, oltre due terzi sono uomini, e il 34,7% del totale ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni; il 58,6% è costituito da adulti tra i 36 e i 65 anni e, infine, quasi il 7% ha oltre 66 anni. Il 62,1% è privo di qualsiasi reddito e vive in luoghi di fortuna, non ha occupazione e non può contare su reti familiari di sostegno. “Per realizzare il rapporto abbiamo preso in considerazione dati provenienti da vari istituti, e per questo ci sono diverse conclusioni - spiega Dario Roncon, segretario regionale dell’Unione sindacale del Lazio -; è per questo che auspichiamo la realizzazione di un vero e proprio Osservatorio regionale sul mercato del lavoro”. “Le politiche del lavoro sono strettamente collegate alle politiche di sviluppo di un territorio. Ci aspettiamo dal DPEF e dalla Finanziaria un segnale netto, che dia l’idea che in questo paese si investe sulla crescita e sullo sviluppo”. Così Giorgio Santini, segretario confederale Cisl. “Il Rapporto - continua Santini - dice una cosa incredibile: in questo paese chi non lavora si arricchisce e chi lavora si impoverisce. Partendo da qui si può fare una considerazione di carattere nazionale: le energie di questo paese devono essere investite in innovazione, in stabilizzazione del lavoro, in redditi da lavoro”. Il quadro che viene fuori dai dati è preoccupante e porta ad una seconda considerazione: che la flessibilità è ineludibile. “Di qui la necessità di capire come orientarla verso una stabilizzazione che dia maggiori prospettive e sicurezze ai nostri giovani” chiosa Santini. “Ma questo non lo dice solo il sindacato, lo impone l’Unione Europea”. ITALIALAVORO
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