Per gli statali si studia un’“uscita morbida” dal lavoro, facendo precedere la pensione da un periodo di part-time “volontario”. A lanciare l’idea è il ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais. “Con il ricorso al part-time su base volontaria - ha dichiarato il ministro a un quotidiano - i lavoratori potrebbero avere interesse ad allentare un po’ il loro impegno, pur continuando a lavorare. Mi sembra una soluzione migliore rispetto ai prepensionamenti i cui benefici finanziari sono tutti da dimostrare in quanto finirebbe per spostare il costo per queste persone da una voce all’altra del bilancio pubblico”. Nicolais punta a creare margini per il ringiovanimento della pubblica amministrazione: “Per noi - ha detto - l’immissione di giovani è una priorità. Nella P.a . abbiamo un’età media di 45-46 anni. In queste condizioni non è semplice gestire una macchina che tra i suoi compiti principali dovrebbe avere proprio la modernizzazione e l’innovazione tecnologica”. Il progetto di ringiovanimento, per il ministro, passa anche attraverso l’assunzione dei precari: “Noi - ha affermato - abbiamo 150.000 precari. L’obiettivo è risolvere questo problema nell’arco di 4 anni. Inizieremo già nel 2007 dando la precedenza a chi ha già passato un concorso pubblico”.
Le dichiarazioni del ministro, però, non sono piaciute ai sindacati. Il segretario della Funzione pubblica della Cgil, Carlo Podda, ha così commentato le parole di Nicolais: “E’ un’idea già in vigore da dieci anni e venne introdotta da Bassanini e si sa già quale impatto comporta: la riduzione dei contributi previdenziali per chi sceglie il tempo parziale e quindi dell’ammontare dei versamenti per la pensione. Con un’idea al giorno e un’intervista al giorno - ha concluso Podda - il ministro non fa altro che creare tanta confusione a un sistema che avrebbe bisogno invece di stabilità e tranquillità. Oggi abbiamo scoperto anche che i prepensionamenti non servono a nulla. Il mio augurio è che ci si possa sedere finalmente intorno a un tavolo e discutere”.
Addirittura pronti allo “sciopero generale e allo scontro sociale”, se si toccano le pensioni, si dichiarano alla Cisl. Il segretario generale della Fps Cisl, Rino Tarelli, a proposito dell’idea del part time lanciata dal ministro, ritiene sia “accettabile solo se volontario e non come regola; d’altra parte questa insistenza sulle pensioni la trovo sbagliata”. Al part-time, infatti, secondo il sindacalista, consegue il decrescere della pensione: guadagni di meno, versi di meno e per giunta negli ultimi anni che sono importanti. “Si chiede - ha continuato Tarelli - di tagliare le pensioni, un nervo scoperto, la carne viva della gente, ma le pensioni sono già basse, la maggior parte non arrivano al 50% delle retribuzioni. Così facendo, si può innestare uno scontro sociale di dimensioni enormi. Quando i costi della politica sono ancora troppo alti, ma nessuno ne parla. Piuttosto, si rinnovino i contratti e si paghino le pensioni”.
Più possibilista la Uil. Il part-time per gli statali, prossimi alla pensione, così come ipotizzato dal ministro della Funzione pubblica Luigi Nicolais, è un’idea “di cui si può discutere ma va attentamente vagliata in alcuni settori”. E’ l’avvertimento lanciato dal segretario generale della Uil-Fpl, Carlo Fiordaliso. “Il meccanismo non è un’ipotesi campata in aria - ha commentato Fiordaliso - anche in paesi come la Francia è stato sperimentato, ma rischia di discriminare tra chi può usufruirne e chi no. Non solo, se venisse generalizzato al personale sanitario, ad esempio, mi pare evidente che la continuità dei servizi non sarebbe facilmente garantita”. Il segretario della Uil-Fpl comunque concorda con Nicolais sul capitolo precari, in particolare sui criteri di assunzione che prevedono una corsia preferenziale per chi ha già fatto un concorso pubblico, anche se va distinto se per il tempo determinato o indeterminato. LABITALIA
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