Una pentola, acqua calda e tanta pazienza. Sono questi gli strumenti tramandati di generazione in generazione per l’allevamento del baco da seta. “L’attività - spiega a LABITALIA il presidente dell’Associazione nazionale bachicoltori, Fernando Pellizzari - può essere gestita da chiunque abbia a disposizione un locale idoneo dove effettuare l’allevamento delle piante di gelso per almeno 40 giorni. Un mestiere che, nonostante la concorrenza cinese, stenta a scomparire. Dopo molti anni il prezzo della seta, infatti, è tornato a salire a più di 40 dollari al chilo, a causa di un progressivo esaurimento delle scorte da parte della Cina, che detiene il monopolio della produzione di seta greggia, con oltre il 70% della produzione mondiale”. “In Cina - ricorda a LABITALIA Luciano Cappellozza, direttore della sezione specializzata per la bachicoltura dell’Istituto di zoologia agraria di Padova - i contadini hanno cominciato a spiantare i gelsi e a rivolgersi a colture di tipo più redditizio e a minore impiego di manodopera. Si prevede, perciò, nel breve-medio termine una produzione mondiale assolutamente inferiore ai fabbisogni, con conseguente crescita dei prezzi. Si aprono, quindi, prospettive molto interessanti per la gelsi-bachicoltura nazionale, considerando anche il sostegno comunitario alla produzione”. L’allevamento del baco da seta può rappresentare un’importante integrazione del reddito familiare, se non addirittura la principale fonte di entrate. “Per la tradizionale struttura agricola italiana -avverte Fernando Pellizzari, presidente dell’Associazione nazionale bachicoltori - rappresenta un ottimo contributo al bilancio della famiglia rurale, in quanto richiede modesti investimenti iniziali e crea nuove alternative di impiego per la manodopera familiare. Per le aziende che presentano un maggiore livello organizzativo, la realizzazione di più cicli di allevamento durante il periodo primaverile ed estivo-autunnale può rappresentare la principale fonte di reddito, con la possibilità di affiancare alla bachicoltura altre attività che consentano un totale sfruttamento delle strutture nei mesi freddi, durante i quali non sono utilizzate per l’allevamento del baco. La bachicoltura - conclude Pellizzari - si inserisce, dunque, in un contesto nazionale ed europeo volto a una riorganizzazione degli indirizzi produttivi che limiti le colture eccedentarie e promuova anche attività alternative, che favoriscano l’occupazione e la produttività in armonia con la salvaguardia ambientale”. “L’allevamento dei bachi da seta - spiega a LABITALIA Alfredo Graziani, tecnico gelsibachicolo dell’Agenzia regionale per i servizi di sviluppo agricolo della Calabria - non offre opportunità di un reddito alto. Dalla vendita del bozzolo, che si percepisce allevando 20 telaini su un gelseto di un ettaro si possono guadagnare 4.500 euro. Ma la coltivazione del baco da seta potrebbe offrire anche altri guadagni dai frutti del gelso, per farne marmellate, gelati e granite, dalle foglie per l’eterocoltura e per la concimazione di tipo biologico. Nonostante la seta venga importata per il 99,9% dalla Cina - osserva Graziani - gli allevatori italiani potrebbero anche diversificare l’attività e aumentando i ricavi facendo come Maria Anna e Nicola Procopio che a Cortale (Catanzaro) hanno messo su ‘Dal baco alla seta’, un’azienda di allevamento che crea anche manufatti unici che va dagli arazzi ai tappeti, dai centrini ai copriletto”. La bachicoltura dei nostri giorni, rispetto a quella del passato, presenta delle innovazioni che consentono di ottenere maggiori produzioni unitarie di bozzolo con un notevole risparmio di manodopera. I locali in cui si svolge l’allevamento non sono più la cucina, la camera da letto o comunque altri spazi dell’abitazione sottratti ai componenti della famiglia dell’allevatore, ma ambienti appositamente realizzati in muratura o con strutture leggere e mobili (tunnel) adeguatamente climatizzati. Le razze indigene e i vecchi ibridi di bachi sono stati sostituiti da polibridi d’importazione giapponese, molto produttivi. La foglia di gelso viene prodotta da gelseti specializzati polivarietali allevati a basso fusto, per cui la raccolta della foglia risulta molto meno onerosa che in passato. Le operazioni di sfogliatura dei rami e trinciatura della foglia, che negli anni addietro venivano effettuate manualmente, oggi sono meno onerose perché eseguite con l’impiego rispettivamente delle sfogliatrici e delle trinciatrici meccaniche. FONTE LABITALIA
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