Randa, fiocco e, soprattutto, un grande desiderio di prendere il largo. Sono queste le caratteristiche di coloro che amano la barca a vela. Ma dietro la gioia di prendere il vento c’è un lavoro paziente, quello del velaio, cui sono richiesti ingegneria, estro, sartoria e un pizzico di ‘acqua salata’ che insaporisce il lavoro quotidiano. Un gioco ‘quasi’ da ragazzi, per Mirò Pecorilla di ‘Speed Sails’, disegnatore delle vele dell’Andromeda (comet 51), che ha vinto la Rolex Cup di Capri 2005 e che partecipa al Salone nautico internazionale, in programma a Genova fino al 15 ottobre.
A PRUA PER PRENDERE GLI SCHIZZI DELLE ONDE
“Disegno vele e passo un sacco di tempo a parlare con gli armatori - racconta Pecorilla a LABITALIA - ma non smetto di fare regate e di uscire in barca per vedere come reagiscono le vele alle diverse andature e condizioni. Mi piacerebbe avere più tempo per viaggiare per mare, ma non sempre è possibile. Ogni vela è disegnata dopo aver preso le misure di ogni singola barca. Vado in giro per i porti con metro avvolgibile, risme di carta e pennarello indelebile anche perché con la pioggia l’inchiostro fa delle orribili sbavature”. “Disegno le vele al computer - spiega Mirò Pecorilla - con un software professionale. Una volta, invece, il disegno era a mano libera per terra e in ginocchio. Ora si disegna la sagoma della vela suddivisa in pannelli (detti ‘ferzi’), tenendo in considerazione la pesantezza e la resistenza del tessuto, i punti di sfregamento e così via. I ferzi sono tagliati da un plotter. La lavorazione è poi eseguita da artigiani che imbastiscono e cuciono i pannelli con macchinari a braccio lungo e rifiniscono il lavoro a mano. Insomma, un sarto che va in barca con la testa nell’ingegneria aerodinamica”. “La passione per la vela - ricorda Pecorilla - è nata quando ero piccolo e andavo in barca con il campione Giampiero Poggi e suo padre, ci mettevamo a prua a prendere gli schizzi delle onde. La veleria è nata nel 1982 dalla passione per le regate e la velocità. Le vele più belle che ho disegnato sono quelle di Andromeda (comet 51), di Hedimetra (X-512) che ha vinto l’Arc, quelle di Gogo (comet 45) che è arrivata quinta alla Giraglia, e Jala (comet 41). E ancora le vele latine degli antichi gozzi da pesca che ancora regatano in Sardegna. Quello che mi ha divertito di più - rimarca - è stato disegnare una vela per una barca in legno costruita da papà per suo figlio. Adoro i tessuti, mi piace anche disegnare le vele in cotone di olona per le barche d’epoca, ma non tutti riescono a capire il lavoro che c’è dietro”.
PER FABBRICARE DISPONIBILI 10 TIPI DI FIBRE CON AIUTO INFORMATICA
Nel campo delle vele vengono prevalentemente usati 10 tipi di fibre: nylon, dacron, mylar, pentex, spectra, vectran, Kevlar, Pbo (in disuso per la fragilità ai raggi solari che riducono la resistenza meccanica del tessuto fino al 70% con conseguente rottura delle vele), carbonio e cuben fiber. Comune la caratteristica di essere composti da una trama e un ordito. Esiste sempre un rapporto tra il peso del tessuto e il suo allungamento e questo rapporto non è quasi mai proporzionale fra i vari tessuti. Ormai le vele non si costruiscono più artigianalmente, ma con l’uso di programmi informatici. Software sempre più sofisticati, infatti, progettano e tagliano vele per poi essere lavorate su pianali lunghi decine di metri. Ad aiutare il velaio concorrono anche potenti macchine per cucire elettro-pneumatiche a braccio lungo. L’esperienza di navigazione in regata del velaio rimane, comunque, un elemento fondamentale per ottimizzare il rendimento. LABITALIA
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