Solo il 6,2% della popolazione adulta italiana partecipa ad attività di formazione permanente, quelle che si svolgono lungo tutto l’arco della vita lavorativa. Un dato ancora molto basso, se confrontato con la media europea pari al 10,8%. Inoltre, se si considera l’età degli adulti partecipanti all’apprendimento permanente, il 12% è concentrato nella fascia 25-34 anni e solo lo 0,6% ha tra i 55 e i 64 anni. E la situazione è particolarmente grave per coloro che possiedono bassi titoli di studio, se si tiene conto che, secondo i dati Eurostat 2005, soltanto l’1% della popolazione 25-64enne con un titolo inferiore alla scuola secondaria superiore ha usufruito di opportunità formative. E’ quanto emerge da due ricerche promosse dall’Isfol nell’ambito di un progetto del ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, presentate in occasione del convegno internazionale ‘Apprendimento permanente: verso la costruzione del sistema’, che si è svolto a Roma, al Centro congressi Palazzo Rospigliosi. Si tratta, in particolare, di una rilevazione dell’offerta regionale di formazione permanente cofinanziata dal Fondo sociale europeo e di una ricerca comparativa sulle specifiche misure e azioni realizzate in quattro Paesi europei (Francia, Germania, Regno Unito, Svezia) per accrescere l’inclusione nei percorsi di apprendimento e individuare elementi di possibile trasferibilità nel contesto italiano.
OFFERTA CONCENTRATA PER 62% AL NORD
La prima indagine ha preso in considerazione tutti i progetti finanziati dai Programmi operativi regionali nell’ambito della misura ‘formazione permanente’ avviati nel biennio 2003-2004 e conclusi entro il 2005. Sono stati in totale rilevati dati relativi a quasi 1.800 progetti corrispondenti a oltre 3.650 corsi. Un’offerta, quella della formazione permanente, osserva l’Isfol, che nel nostro Paese appare “molto ricca e coinvolge una pluralità di soggetti pubblici e privati”. Ma la maggior parte delle attività censite continua a essere realizzata nelle zone settentrionali del paese, addirittura con una concentrazione più marcata rispetto alla precedente rilevazione: 62% a fronte del 50% nel 2003.
Sembra emergere, inoltre, una forbice più ampia nelle tipologie di offerta prevalenti, in quanto il titolare del progetto è nella grande maggioranza dei casi rilevati un ‘organismo educativo’ (88,5%), afferente al sistema di offerta ‘formale’, seguito a distanza da enti del Terzo Settore (5,1%), amministrazioni pubbliche (3,2%), servizi per l’impiego (2%) e, infine, strutture, formative e non, correlate a organismi di rappresentanza o ad aziende private (1,1%). La tendenza sempre più diffusa è di attivare percorsi di breve durata (in media 150 ore), per lo più finalizzati all’acquisizione di competenze informatiche (47,6% dei corsi) e linguistiche di base o avanzate (21,6%), con modalità di erogazione che cercano però di adattarsi alle esigenze di un’utenza adulta quanto ad articolazione oraria e temporale. LABITALIA
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