Nei prossimi 7 anni la domanda di lavoro sarà caratterizzata per il 15-20% da lavoro atipico e per il resto da lavoro tipico. Si registrerà una relativa crescita dell’occupazione, soprattutto nelle piccole e medie imprese e nei distretti industriali. Ma l’economia italiana presenterà ancora un forte divario Nord-Sud e una percentuale del sommerso più alta della media europea. Tuttavia, miglioreranno livello di scolarizzazione e raccordo tra scuola e lavoro. Mentre i servizi per l’impiego pubblici diventeranno gradualmente veri centri di propulsione delle politiche attive del lavoro, anche se le trasformazioni e i miglioramenti non saranno generalizzati. E’ quanto emerge dall’indagine previsionale ‘Scenari di sviluppo del mercato del lavoro e del ruolo dei servizi per l’impiego 2007-2013’, commissionata da FormAutonomie e realizzata da S3 Opus, presentata a Roma in un convegno, nell’ambito del progetto ‘Governance dei servizi per l’impiego’, promosso dal Formez e dal Dipartimento per la Funzione pubblica. Alla ricerca, realizzata con la supervisione scientifica del sociologo Domenico De Masi, hanno partecipato, tra gli altri, il direttore generale per il Mercato del lavoro del ministero del Lavoro, Lea Battistoni, l’economista Renato Brunetta, il sociologo Luciano Gallino, i giuslavoristi, Michele Tiraboschi, Edoardo Ghera e Tiziano Treu e il presidente di Confservizi, Raffaele Morese.
SERVIZI RICERCA E MADE IN ITALY I SERVIZI TRAINANTI DEL PAESE
L’indagine rileva che, pur rimanendo costante il divario Nord-Sud, alcune aree meridionali si svilupperanno grazie alle politiche nazionali che si sostituiranno sempre più ai finanziamenti europei. I settori trainanti saranno il terziario, i servizi, la ricerca e il made in Italy di qualità, ma la vitalità imprenditoriale sarà spesso assicurata dalla manodopera degli immigrati. Fino al 2013 il problema del sommerso rimarrà legato alla struttura della nostra economia, anche perché il sistema dei distretti industriali ne favorisce la sua diffusione. Il tardivo ingresso dei giovani nel mondo del lavoro sarà ancora uno dei nostri punti deboli: l’età media di accesso in Italia è oggi di oltre 25 anni, proprio l’età in cui, per le regole comunitarie in materia di aiuti di Stato e incentivi, non si appartiene più alla categoria ‘giovani’.
IN AUMENTO DISOCCUPAZIONE INTELLETTUALE E FUGA CERVELLI
Secondo la ricerca Formez e FormAutonomie, la flessibilità ritornerà nell’alveo della fisiologicità. Il miglioramento dei livelli di scolarizzazione e qualificazione professionale ridurrà la diffidenza del mondo delle imprese verso le agenzie educative e formative, favorendo l’aumento degli occupati giovani qualificati e una minore durata della disoccupazione giovanile. Tuttavia, rimarranno quote della popolazione con basso livello di istruzione formale (adulti analfabeti), mentre continueranno ad aumentare i fenomeni della disoccupazione intellettuale e della fuga dei cervelli dall’Italia. Per quanto riguarda il governo del mercato del lavoro, il ruolo dei servizi pubblici per l’impiego sarà molto condizionato dalla prevalenza di orientamenti capaci di allontanare la dimensione pubblica dalle attività di gestione, assegnando al comparto pubblico un ruolo di orientamento, innovazione, sperimentazione, monitoraggio. Questa circostanza comporta una molteplicità di riflessione sulle differenti realtà territoriali del Paese. In linea generale, nelle aree in cui questo sarà possibile, vi sarà un’evoluzione positiva dei servizi pubblici per l’impiego con più qualità, più strategia, maggiore sforzo di collegamento con le realtà imprenditoriali e istituzionali. Per saperne di più LABITALIA
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