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Fp Cgil, conseguenze negative su occupazione da privatizzazioni
11/01/2007 NP-3161

La privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi pubblici di questi ultimi anni hanno portato “un serio peggioramento sia della situazione occupazionale e della qualità del lavoro sia del servizio erogato”. A sostenere la tesi, Arci, Associazione Rete Nuovo Municipio, Attac Italia e Funzione Pubblica Cgil, che pubblicano in un volume, presentato oggi a Roma (’15 anni dopo: pubblico è meglio, Ediesse edizioni), un’indagine sulla trasformazione dei servizi pubblici, del lavoro e della partecipazione democratica. La ricerca è stata condotta attraverso due questionari somministrati a circa 8.000 lavoratori del pubblico impiego e a 285 associazioni di cittadini e utenti. all’indagine emerge un quadro che descrive una realtà in cui, negli ultimi 5 anni, i processi di esternalizzazione sono avanzati ’in modo significativo’ in tutti i settori presi in considerazione. Le risposte affermative espresse in proposito dai lavoratori non lasciano dubbi e variano dall’83,8% del settore acqua al 71,1% degli enti pubblici, passando per l’81% dei trasporti, il 78,2% della sanità e il 74,6% dell’igiene ambientale. Riguardo, poi, alle conseguenze sull’occupazione, si va da un giudizio negativo del 67,9% del settore acqua al 50% della sanità. Negativo anche per un 64,7% dei trasporti, per un 63,6% dell’igiene ambientale e per un 50,8% degli enti locali.
Solo il 13,3% delle risposte provenienti dal comparto trasporti giudica positivi per l’occupazione i processi di privatizzazione e la percentuale si mantiene bassa anche negli altri settori (10,4% acqua, 16% sanità, 21,2% igiene ambientale, 20,7% enti locali). Altro elemento critico evidenziato dall’indagine è il giudizio sulle conseguenze delle esternalizzazioni sui diritti dei lavoratori. ’Ricadute negative’ è la risposta del 75,5% dei lavoratori del settore trasporti e la stessa interessa il 74,7% del settore acqua, il 68,1% dell’igiene ambientale, il 62,7% della sanità e il 60,4% degli enti locali. Né va meglio per la qualità del servizio, che risulta peggiorata, dopo l’esternalizzazione, per il 75,5% delle risposte del comparto acqua, per il 74,3% dei trasporti, per il 72,2% dell’igiene ambientale, per il 65% della sanità e per il 56,7% degli enti locali. FRA LE CAUSE DEL PEGGIORAMENTO ERRATE STRATEGIE AZIENDALI Riguardo ai fattori che più hanno inciso sul cambiamento del servizio, dalle risposte date dai lavoratori emerge che il peggioramento è stato determinato in prima istanza dalle scelte di strategie aziendale (dal 38% al 40% per tutti i comparti). Ma hanno giocato un ruolo negativo anche le scelte sull’occupazione e l’esternalizzazione dei servizi (dal 20% al 25% nei vari settori). Sulla stessa linea le risposte date dalle associazioni di cittadini, che, però, al posto delle scelte sull’occupazione, inseriscono fra gli elementi negativi le scelte di carattere tariffario. L’indagine (curata da Cinzia Arruzza e Corrado Oddi) propone anche un’analisi territoriale delle conseguenze delle esternalizzazioni. Il maggior numero di giudizi negativi si ritrova, infatti, nelle regioni a maggiore diffusione dei processi di affidamento all’esterno dei servizi (Lombardia, Emilia Romagna, ma anche Toscana per alcuni settori), mentre in Lazio e in Sicilia presentano un profilo più attenuato.
LABITALIA

smile99

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