Sono 112 le aziende e gli imprenditori italiani che operano in India, dove sono presenti con propri uffici o filiali, unità produttive o joint venture. Si va dalle rappresentanze di banche e agenzie all’industria manifatturiera, in particolare tessile, chimica, di apparecchiature elettriche ed elettroniche, fino all’Ict e alle telecomunicazioni. E’ il dato fornito dall’Ice (Istituto nazionale per il commercio estero), in occasione della missione imprenditoriale in India organizzata al seguito della visita del presidente del Consiglio, Romano Prodi, dall’11 al 14 febbraio, che tocchera’ Bangalore, Kolkata (Calcutta) e Mumbai (Bombay). Il dato, aggiornato a dicembre 2005, tiene conto delle imprese - la quasi totalità di quelle presenti nel subcontinente indiano - che in qualche modo hanno avuto contatti con l’Ice.
Una presenza, dunque, ancora scarsa quella degli imprenditori nostrani rispetto ad altri paesi europei. Del resto, la stessa comunità italiana in India è composta da meno di mille persone, la metà delle quali costituita da religiosi. Più che a problemi di competitività, come si legge in un documento dell’Ambasciata d’Italia a New Delhi redatto anche sulla base di analisi condotte da Confindustria, si ritiene che ciò sia dovuto a “un’errata percezione delle nostre imprese sulle effettive potenzialità del mercato indiano”. A questo si aggiunge “la solita reticenza delle nostre imprese (solitamente di dimensioni medio-piccole) ad avventurarsi su mercati geograficamente e culturalmente distanti dall’Italia e dove è necessaria una buona conoscenza della lingua inglese”.
Eppure, sottolinea il documento dell’Ambasciata, le opportunità per le imprese italiane e le prospettive di cooperazione bilaterale tra Italia e India sono numerose, e quasi tutte “inesplorate”. E il discorso non vale solo per i grandi gruppi: “Per la struttura stessa del suo sistema economico - spiega il testo - e per il tipo di vantaggio competitivo che essa offre, l’India si candida a diventare partner preferenziale dei nostri distretti industriali”. A partire dal settore infrastrutturale, per cui il governo indiano ha avviato un ambizioso programma di adeguamento della rete viaria, delle ferrovie, di porti e aeroporti.
Buone possibilità di collaborazione si prospettano anche nell’industria della trasformazione per la creazione di parchi agro-alimentari e di distretti industriali, da creare partendo quasi da zero attraverso investimenti in unità produttive orientate prevalentemente all’esportazione. Opportunità per gli operatori italiani sono offerte anche dal settore dell’energia elettrica, sia sul versante della realizzazione delle infrastrutture sia su quello della prestazione di servizi di produzione, trasmissione e distribuzione di energia. Ancora, nel settore petrolifero, le opportunità migliori arrivano dalla progettazione e costruzione di raffinerie, impianti di estrazione e stoccaggio, prodotti raffinati e gas naturale, infrastrutture per il trasporto e la distribuzione.
Per favorire l’internazionalizzazione delle imprese in Asia, si è mossa anche l’Unione europea che ha messo a punto alcuni strumenti operativi. Come il programma ‘Asia-Invest’, che promuove la cooperazione economica tra imprese europee e asiatiche e prevede diversi strumenti per stimolare la crescita del commercio e il flusso degli investimenti tra Europa e Asia. Per esempio, il ‘Business Priming Fund’ finanzia il 50% delle spese sostenute da gruppi di imprese europee o asiatiche nella realizzazione di ricerche di mercato, organizzazione di corsi di formazione per operatori economici e servizi di assistenza tecnica per l’inserimento delle pmi europee nei mercati asiatici meno sviluppati. Un altro programma promosso dall’Unione europea è ‘Asia-EcoBest’, nell’ambito della cooperazione economica e ambientale, per assistere le organizzazioni europee che, in collaborazione con partner asiatici, decidono di investire nella diffusione di prodotti ecologici, nella tecnologia e nei servizi ambientali richiesti dal mercato. In un anno, il programma ha contribuito al finanziamento di circa 180 progetti. LABITALIA
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