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Dall’outplacement un valido aiuto per il ricollocamento
14/02/2007 NP-3211

Per chi ha perso il lavoro, non occorrono solo misure di sostegno economico, ma azioni di ricollocamento mirato.
Tra queste, l’outplacement, strumento che in Italia non ha ancora un adeguato riconoscimento normativo, ma che già produce ottimi risultati. E’ quanto è emerso dalla tavola rotonda ’Sostegno all’occupazione tra esperienze europee e progetti di riforma’, organizzata oggi, a Roma, dallo Studio Legale Gianni, Origoni, Grippo & Partners e Dbm Italia, alla presenza del ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, Cesare Damiano. Con l’outplacement, nato negli Usa alla fine degli anni ’60 e diffusosi in Italia a metà degli anni ’80, società specializzate agiscono a supporto della ricollocazione dei lavoratori, in caso di crisi aziendali strutturali e di licenziamenti collettivi (quelli che interessano più di 5 lavoratori nell’arco di 120 giorni). Si tratta di un servizio in genere richiesto e finanziato dalla stessa azienda (o da un ente pubblico), che, anche in Italia, dovrebbe trovare una precisa collocazione nella gestione degli esuberi.
Fusillo, seguire l’esempio di Francia e Belgio
“Il decreto legislativo 276/03 (la cosiddetta riforma Biagi) - spiega Matteo Fusillo, avvocato e partner dello Studio Legale Gianni, Origoni, Grippo & Partners - ha introdotto le agenzie per il lavoro, per l’attivita’ di supporto alla ricollocazione professionale, mentre la legge 223 del ’91, che regola le procedure in caso di licenziamenti collettivi, non parla di outplacement, contrariamente a quanto accade nella disciplina dello stesso fenomeno in altri Paesi europei”.”In Francia e in Belgio - prosegue Fusillo - oltre alle indennità economiche, la legge prevede per chi ha perso il lavoro un percorso di riqualificazione attraverso società di outplacement, che favorisce il reinserimento nel ciclo produttivo. Anche in questo senso occorre pertanto ripensare l’intero sistema degli ammortizzatori sociali, perché i licenziamenti collettivi interessano sempre di più lavoratori giovani. Dal 2000 al 2004 i lavoratori di età compresa fra i 40 e 45 anni che hanno percepito l’indennità di mobilità sono passati da circa 7.000 a circa 9.000 unità (+ 30%)”. Lusvarghi, da noi ancora poco conosciuto Con i programmi, individuali e collettivi, di Dbm Italia, nel 2006 hanno ritrovato lavoro circa 2.000 persone, il 97% di coloro che si erano rivolti alla società. “Lo strumento dell’outplacement che consente di ottenere risultati importanti - dichiara Gabriella Lusvarghi, vicepresidente Aiso (Associazione Italiana Società Ouplacement) e amministratore delegato Dbm Italia - è ancora poco conosciuto in Italia. Tuttavia, comincia a crescere l’attenzione che gli dedicano gli enti pubblici, attraverso bandi finalizzati alla ricollocazione. Si tratta di un servizio vantaggioso per tutti: per le istituzioni, in quanto evita il ricorso al lavoro nero e riduce l’esborso per gli ammortizzatori sociali, per le aziende, per i tempi rapidi e per la positiva immagine sia interna che esterna che ne ricavano, per i lavoratori perché sono supportati, sia psicologicamente sia praticamente, in un difficile periodo della vita. E’ un percorso che trasforma una situazione negativa, quale la perdita del lavoro, in una nuova opportunità sociale”.
LABITALIA

smile99

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