Scenari e prospettive del terziario: mercato, consumi, lavoro”. Questo il tema sul quale la Confcommercio ha chiamato a discutere a Roma sindacati, istituzioni e mondo delle imprese alla presenza del ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Il peso e il ruolo attuale del settore dei servizi, che per circa il 65% contribuisce alla creazione di ricchezza nel nostro Paese, si è detto al convegno, evidenziano la necessità di sostenerne lo sviluppo attraverso un miglioramento della produttività, mettendo in moto un circolo virtuoso: più concorrenza, prezzi più bassi, rilancio dei consumi, nuovi posti di lavoro in vista anche della prossima scadenza del contratto collettivo nazionale di lavoro del terziario. E si è parlato molto anche di pensioni, di revisione dei coefficienti e di ammortizzatori sociali. Insieme al ministro del Lavoro, erano presenti il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, i segretari generali, Luigi Angeletti (Uil), Raffaele Bonanni (Cisl), Guglielmo Epifani (Cgil), il senatore Maurizio Sacconi, il direttore generale della Confcommercio, Luigi Taranto, il presidente della commissione Lavoro del Senato, Tiziano Treu, il presidente della Commissione sindacale Confcommercio, Francesco Rivolta, il direttore McKinsey Italia, Yoram Gutgeld, e Michele Tiraboschi, dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
Sangalli, c’è la ripresa ora è il momento di agire
“C’è un po’ di ripresa: è vero ed è un bene - ha detto Sangalli - ma sarebbe sbagliato, rispetto alla ripresa che c’è, un approccio passivamente ottimistico. Al contrario, se ripresa c’è, allora è questo il momento per agire. È, cioè, il momento di mettere in campo scelte e riforme che consentano al Paese una crescita stabile e anche più robusta. Quella della crescita della produttività - ha proseguito - è oggi la sfida fondamentale che le imprese dei servizi vogliono affrontare e vincere. Per affrontarla e per vincerla, però, abbiamo la necessità che questa responsabilità sia condivisa e fatta propria da tutti: dalle grandi confederazioni sindacali, dal governo e, in maniera bipartisan, dalla politica. È, allora, una responsabilità delle parti sociali che, insieme e attraverso lo scambio contrattuale, devono definire una dinamica salariale in linea con la realtà del mercato e costruire e governare una flessibilità organizzativa e di orario coerente con la riconosciuta centralità, ricorro alla formula di Rivolta, del ‘consumatore come cliente’”.
Damiano, ammortizzatori sociali costano parecchio
Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha parlato di ammortizzatori sociali, avvertendo sottolineando che “è una cosa che non è riuscito a fare né il precedente governo di centrosinistra né quello di centrodestra". Precisando, quindi, di essere un uomo "molto prudente", Damiano ha ricordato che gli ammortizzatori "costano parecchio". Nel sistema attuale sono due le “diseguaglianze” che devono essere considerate, spiega Damiano. Una è “la copertura”, che riguarda le aziende “al di sopra dei 15 dipendenti e non al di sotto”. E la seconda riguarda le differenze tra lavoratori stabili e precari: “Chi è più precario ha meno protezione di chi è più stabile”. Bisogna, poi, arrivare anche a una disaggregazione dei dati. Infatti, “se prendiamo i conti di tutti quelli che chiamiamo ammortizzatori sociali dei settori non agricoli, nel biennio 2005-2006 abbiamo un saldo positivo, anche se includiamo accanto alla cassa integrazione l’indennità di mobilità e di l’indennità disoccupazione. Se prendiamo il settore agricolo, abbiamo un saldo negativo. Cominciamo a disaggregare i dati”. LABITALIA
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