Circa 500 aziende ufficiali, 4.000 imbarcazioni e 17.000 addetti (2.000 ’diretti’ e 15.000 nell’indotto). Sono i consistenti numeri del settore del charter velico, un’attività che piace sempre di più, sia agli operatori che agli utenti. Il turismo nautico sta, infatti, vivendo in Italia una stagione molto felice, complice anche la grande risonanza mediatica delle regate di Coppa America, la cui 32ma edizione è partita ufficialmente a Valencia. Il settore ha vissuto una grande crisi, toccando i suoi minimi storici nel 2003, e ora si sta lentamente risollevando, dopo una ’ristrutturazione’, che ha visto la scomparsa di aziende in eccesso o poco competitive. Si tratta, comunque, di un mercato molto differenziato nelle varie realtà locali: si va da una domanda prettamente interna nei week end di bassa stagione, nei pressi delle grandi città (con conseguente sofferenza in alta stagione) alla tendenza alla stagione ’corta’ nelle regioni a vocazione turistica, specie quelle insulari. In Italia, piace sempre di più soprattutto la formula del noleggio (che prevede la presenza a bordo dell’imbarcazione del comandante con l’equipaggio iscritto alla gente di mare), anche se i suoi numeri sono sicuramente inferiori a quelli della locazione, in cui il cliente provvede direttamente alla conduzione o ricorre a uno skipper di sua fiducia. Antonio Barabino, presidente dell’Ainud (l’Associazione italiana noleggio unità da diporto, nata nel 1984, con lo scopo di rappresentare e tutelare gli interessi sia delle aziende di noleggio sia degli utenti), spiega a LABITALIA che il settore dei charter “è in crescita del 5% l’anno e in continua espansione”. “Il volume d’affari del settore - prosegue Barabino - si stima attorno ai 200 milioni di euro dalle attività dirette e in un miliardo di euro dall’indotto”. Ma non mancano le criticità. Innanzitutto, la piaga del lavoro irregolare. “Le persone che esercitano un’attività di charter ’in nero’ - spiega Barabino - pesano molto sul mercato”, anche se è difficile fare cifre. Altro problema è la carenza di posti barca, che “in virtù dell’espansione del turismo nautico - afferma Barabino - andrebbero aumentati del 50%: attualmente sono 125.000”. Per mettere ordine nel settore e per offrire più garanzie all’utente, Ainud in collaborazione con Isnart (Istituto nazionale per le ricerche turistiche e Federnautica), alla Bit di Milano ha recentemente proposto un ’Marchio di qualità”. “Si tratta - spiega Barabino - di una certificazione d’eccellenza rilasciata dall’Isnart sulla base di parametri molto severi che analizzano la qualità del servizio e dei beni offerti al cliente finale”. Per avere il Marchio, infatti, le aziende dovranno rispettare un ’decalogo’, i cui punti qualificanti vanno dall’accessibilità della base alla documentazione di bordo all’impatto ambientale LABITALIA
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