L’immigrazione è una parziale risposta alla mancanza alla mancanza di manodopera e all’invecchiamento della popolazione nei paesi europei. E’ quanto emerge dal rapporto annuale dell’Ocse sui movimenti e le politiche migratorie. Il flusso migratorio, con l’entrata di 4 milioni di nuovi immigrati permanenti nei paesi dell’Ocse, è cresciuto nel 2005 del 10% in rapporto al 2004. I flussi più importanti riguardano gli Stati Uniti, la Spagna, il Regno Unito e il Canada, ma gli aumenti più significativi si sono avuti in Irlanda, Corea e Nuova Zelanda. Sul versante delle categorie, per quanto i ricongiungimenti familiari continuano ad essere in testa, sono cresciute le entrate di studenti, 9% in più rispetto al 2000, e la circolazione di lavoratori, copre ormai il 30% del fenomeno. I paesi di provenienza rimangono sempre quelli dell’Europa orientale e dell’Africa sub-sahariana. Mentre gli atenei francesi, inglesi e tedeschi si contendono studenti e ricercatori stranieri, alzando il livello di competizione, la maggior parte dei lavoratori viene impiegata in lavori che non corrisponde alla qualifica ottenuta nel paese di provenienza. Le donne, in particolare, rimangono la categoria più svantaggiata che rischia ancora di andare incontro a sicura disoccupazione. LABITALIA
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