Si tinge sempre più di rosa il mondo del professionismo. È donna, infatti, almeno il 60% dei professionisti che operano nell’area medico-sanitaria (medici, veterinari, psicologi), il 30% dei quelli del settore economico e amministrativo (consulenti del lavoro, ragionieri, commercialisti), il 40% dell’area giuridica (notai, avvocati) e il 20% dell’area tecnica (ingegneri, periti, architetti). Anche per questo il Fondo Professioni, il fondo paritetico nazionale per la formazione continua negli studi professionali e nelle aziende collegate, ha organizzato a Roma il primo Forum ’Donne nel Mondo delle Professioni’. Obiettivo dell’iniziativa: promuovere un momento di testimonianza e dibattito sui bisogni specifici di formazione delle lavoratrici di questo settore, che, come ha sottolineato Gianna Gilardi, vicepresidente di Fondoprofessioni e docente all’Università di Roma Tre, “presenta anche da un punto di vista occupazionale numeri straordinari, spesso ancora sconosciuti”. Secondo i dati presentati al convegno, sono infatti circa 1.400.000 i lavoratori e le lavoratrici di questo settore. Fra questi, circa 800.000 sono lavoratori dipendenti, una stima che arriva a 900.000 addetti con i collaboratori e gli interinali. Se si considerano anche gli indipendenti (che sono soprattutto i titolari, ma anche presumibilmente parte dei lavoratori a partita Iva), si arriva a un totale di quasi 1.400.000. “I dati - ha sottolineato Gilardi - possono essere approssimati per difetto più che per eccesso. A settembre avremo dati più certi, grazie a un’indagine che stiamo svolgendo”.
GILARDI, ATTRAZIONE FORTISSIMA TRA CRESCITA SERVIZI E RISORSE FEMMINILI
“Per comprendere il valore di questi numeri - ha ribadito Gilardi - basta guardare agli occupati di altri settori: i metalmeccanici sono 2 .000.000 (raggiungono i 2.300.000 con i lavoratori atipici e quelli del settore dell’informatica); nel tessile, abbigliamento, calzature sono 800.000; nelle costruzioni 1.700.000; bancari, assicurazioni 500.000”. Ma a rendere il settore fondamentale è anche la qualità dell’occupazione: “È il settore per eccellenza - ha ricordato la docente - dei lavoratori e delle lavoratrici della conoscenza”. Insomma, c’è “un’attrazione fortissima tra la crescita del settore dei servizi, contemporanea al declino della produzione, e le risorse femminili disponibili, spesso diplomate o laureate in facoltà scientifiche”. Al Forum delle donne nel mondo delle professioni sono intervenuti anche Ezio Maria Reggiani, presidente di Fondoprofessioni, Lea Battistoni, direttore generale del ministero del Lavoro, e rappresentanti delle parti sociali di settore. “Il rapporto fiduciario tra cliente e professionista - ha affermato Reggiani - che sta alla base della scelta dello studio professionale diventa ancora più vincolante e sentito se il professionista è donna”.
BATTISTONI, DONNE PAGATE IN MEDIA 23% IN MENO DI UOMINI
“Oggi il mercato del lavoro è in una situazione critica - ha spiegato Battistoni, che è anche sociologa dell’organizzazione del Lavoro - perché c’è un calo demografico, solo parzialmente compensato dall’immigrazione. Le giovani donne fanno meno figli e la popolazione vive sempre di più: questo significa meno giovani nel mercato del lavoro e sempre più anziani”. Per uscire da questa empasse e per soddisfare l’esigenza di manodopera sempre più qualifica, ha detto Battistoni, “l’unico bacino che resta è quello delle donne che in Italia lavorano ancora troppo poco”. E ha ricordato “l’aumento delle donne inattive al Sud, indice di lavoro sommerso” e “il gap salariale tra uomo e donna”. “Nel nostro Paese - ha aggiunto - le donne guadagnano in media il 23% in meno dei colleghi maschi, ma la differenza aumenta per le professioni più alte”. Anche per questo il ministero del Lavoro sta per lanciare un progetto che sarà presentato a Roma il 12 luglio. “L’obiettivo - ha illustrato Battistoni - è quello di abbattere il precariato femminile e la differenza salariale tra uomo e donna. Insieme alle aziende che aderiranno, costruiremo una sorta di autocertificazione, una sorta di ’bollino rosa’ da attribuire alle imprese in linea con gli standard individuati. Da gennaio 2008 per tutto l’anno si attiverà una sperimentazione. Poi, speriamo - ha concluso - di poter arrivare a una certificazione nazionale”. LABITALIA
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