Accordo tra governo e sindacati sulla riforma dello scalone previdenziale. L’intesa sulle pensioni di anzianità prevede un mix tra scalini e quote ’vincolate’ dall’età minima. Dal 1° gennaio 2008, dunque, si potrà andare in pensione con 58 anni e 35 di contributi mentre dal primo luglio 2009 si potrà andare in pensione con quota 95 ma con un’età minima di 59 anni e 35 di contributi. Dal 1° gennaio 2010 la pensione sarà possibile con quota 96 ma con 60 anni di età e 35 di contributi mentre dal primo gennaio 2013 si andrà in pensione con almeno 61 anni di età e sempre 35 anni di contributi.Inalterato il meccanismo di pensionamento di anzianità per le donne.
Diverso, invece, il sistema per i lavoratori autonomi che andranno in pensione con un anno in più: dal 2008 dunque con 59 anni e 35 di contributi e nel 2013 con almeno 62 anni. Per chi ha 40 anni di contributi il governo ha garantito 4 finestre agevolando così il pensionamento di vecchiaia. Per quel che riguarda i coefficienti di trasformazione il loro aggiornamento è stato rinviato al 2010 mentre sono circa un milione e quattrocento i lavoratori usuranti esonerati dalla riforma.
Le prime due ’quote’, dunque, saranno scalettate con una scadenza di 18 mesi visto che quota ’95 partirà il primo luglio 2009 mentre quota 96 il primo gennaio 2011. Quota 97 invece entrerà in vigore dopo circa 24 mesi, al primo gennaio 2013. L’accordo sarà presentato alle parti sociali lunedì 23 luglio, che saranno chiamate anche a chiudere tutti gli altri tavoli di concertazione, da quello sulla competitività a quello sugli ammortizzatori sociali. LABITALIA
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