Entro aprile 2008, saranno stabilizzati nei call center oltre 22 mila lavoratori di circa 300 aziende italiane” Lo annuncia a LABITALIA Umberto Costamagna, presidente di Assocontact (Associazione nazionale dei contact center in outsourcing aderente a Confindustria). “A seguito della circolare 17/2006 del ministro Damiano, dell’avviso comune e delle norme in Finanziaria che agevolavano la stabilizzazione dei collaboratori - dice Costamagna - si è avviato un processo che, con gli accordi tra le parti sociali, ha dato vita a un cammino di qualità in un settore, quello dei call center, difficile e dove, nel passato, a volte si è esagerato con l’organizzazione del lavoro troppo elastica. Adesso - spiega Costamagna - le aziende serie, come quelle a noi associate, cercano di porre rimedio a questi problemi”. Anzi, Costamagna sottolinea che, “al momento attuale, non possono esserci nei call center lavoratori che svolgono attività ’in bound’ che non siano subordinati”.
Costamagna esclude che le recenti novità normative possano incoraggiare una fuga verso l’estero. “Se partiamo dalla premessa -sostiene- che il lavoro nei call center ha bisogno di qualità perché i lavoratori di questo segmento gestiscono il patrimonio più importante di un’azienda (ossia i clienti finali), si capisce immediatamente che la scelta di delocalizzare non e’ il massimo. Le imprese italiane non stanno prendendo questa strada. La soluzione è, invece, mettersi attorno a un tavolo con i sindacati e trovare risposte compatibili con le esigenze del mercato”.
FURLAN (CISL), ANCORA POCHE LE STABILIZZAZIONI IN CALL CENTER
“Sono ancora poche le 22 mila stabilizzazioni in arrivo nei call center entro aprile 2008”. Anna Maria Furlan, segretaria confederale della Cisl, spiega a LABITALIA che “bene ha fatto il ministero a emanare una nota con cui chiarisce alcuni punti sulle regolarizzazioni in atto”. “Su 650 aziende interessate alla regolarizzazione dei precari nel call center - aggiunge - solo 100 hanno chiuso accordi sindacali come indicato dall’avviso comune. E, su una platea di circa 900 mila lavoratori presenti nei call center, il 70% è da regolarizzare”.
“Durante la fase degli accordi - ricorda Furlan - anche gli ispettori del lavoro hanno svolto attività ’educativa’ spiegando alle aziende cosa e come dovevano fare per adeguarsi alla norma. Ora, invece, sono iniziate le ispezioni vere e proprie e speriamo che questo serva a spronare le imprese a regolarizzarsi attraverso gli accordi con le parti sociali. Ma per ora -avverte- le inadempienze ci sono e sono eclatanti”.
Tuttavia, dice Furlan, “non ci sono pericoli che le aziende possano trasferire le attività all’estero”. “La sfida vera, per i call center come per tutti, è quella della qualità e questa non può essere a scapito dei diritti dei lavoratori”.
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