Gli interventi relativi all’inclusione sociale delle fasce svantaggiate mettono in atto metodologie di presa in carico tali da affrontare tutti gli aspetti, in un approccio multidimensionale, anche quando l’azione è focalizzata sull’inserimento lavorativo. Portatori della multidimensionalità sono gli attori istituzionali e non del territorio interessato, il cui intervento si muove in una logica di modello di rete integrata”. Così Mario Conclave illustra il contesto in cui si inserisce il progetto ‘Lavoro nell’inclusione sociale dei detenuti beneficiari dell’indulto’, di cui è responsabile nazionale. Un contesto in cui diversi soggetti, a vario titolo, operano sul territorio con l’obiettivo di sperimentare la messa in rete dei servizi pubblici e privati per l’inclusione sociale e lavorativa di detenuti ed ex detenuti. “Condizione operativa indispensabile - afferma Conclave - e nello stesso tempo obiettivo del progetto, soprattutto nelle aree metropolitane di sperimentazione, è la costituzione, attivazione, qualificazione della rete territoriale integrata, nella considerazione delle caratteristiche politiche sociali ed economiche dei territori”. Per Conclave, quindi, “si tratta di rendere stabilmente operativa la ‘filiera’ territoriale dell’inclusione sociale e lavorativa delle persone, adulti e minori, in esecuzione penale o in fuoriuscita da questa situazione”. Quali gli attori della filiera territoriale? Gli uffici territoriali dell’amministrazione penitenziaria, i servizi per l’impiego, i servizi sociali dei comuni, la cooperazione sociale, l’associazionismo di volontariato e di promozione sociale dedicato, le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori. E tale sistema territoriale trova un suo punto congeniale di coordinamento istituzionale nelle politiche regionali. Il progetto ‘Lavoro nell’inclusione sociale dei detenuti beneficiari dell’indulto’ si basa proprio sulla sinergia tra i diversi attori che, a vario titolo, operano sul territorio. Al progetto, infatti, collaborano, sul versante istituzionale, le regioni, le province attraverso i servizi per l’impiego, e i comuni in particolare con i servizi sociali. Proviamo a ricostruire una prima mappa dell’articolazione delle reti territoriali in alcune delle aree metropolitane cui il progetto si rivolge. TORINO - Un contesto, quello di Torino, storicamente attento alle politiche volte al contrasto della devianza e della criminalità e alla realizzazione di interventi mirati al reinserimento lavorativo e sociale di coloro che stanno scontando una pena o hanno avuto esperienza di detenzione. E dove da anni la regione Piemonte collabora con l’amministrazione penitenziaria, gli enti locali, i servizi sociali e sanitari, gli operatori del mondo del lavoro e del volontariato, con i quali, nel 1995, ha costituito sperimentalmente i ‘Gruppi operativi locali’ (Gol) con il compito di coordinare le diverse istituzioni che, a vario titolo, intervengono su questi temi. Una vera e propria rete tra i soggetti coinvolti che nella Provincia di Torino ha preso forma in una delibera interassessorile coinvolgendo: la direzione dell’istituto penitenziario e del Centro di servizio sociale adulti della provincia e del comune sede di carcere, degli enti gestori delle funzioni socio-assistenziali, dei centri per l’impiego e della Conferenza volontariato giustizia, cui potranno affiancarsi rappresentanti di enti, associazioni e servizi sociali, sanitari, della formazione e del lavoro, scolastici, culturali e sportivi e del privato sociale. Gli obiettivi che il ‘Gol’ si pone sono tra gli altri: promuovere sul territorio una politica sociale finalizzata alla prevenzione del disadattamento e della criminalità, definire percorsi integrati sia nella fase di impostazione dei progetti sia nella fase di realizzazione che individuino, quale fulcro dell’intervento, la persona umana, tenendo conto delle sue capacità e dei suoi bisogni da un lato e dei servizi, delle opportunità e delle risorse disponibili messe in campo dai diversi soggetti che compongono i ‘Gol’, in relazione alle loro competenze; potenziare il lavoro di rete, individuare modalità di monitoraggio e verifica dei progetti. VENEZIA - A Venezia, il contesto è sufficientemente strutturato per affrontare le problematiche dell’emarginazione sociale legata alla devianza e alla detenzione, con politiche e interventi in area penale. In particolare, la provincia di Venezia ha una delega specifica per realizzare l’integrazione sociale e lavorativa delle persone svantaggiate, tra i detenuti ed ex detenuti. Oltre alle competenze esercitate dagli enti locali in questo campo, un contributo significativo viene anche dal Terzo settore. Non ci sono tavoli interistituzionali di coordinamento delle azioni sul target di riferimento, anche se negli anni passati è stato siglato un protocollo d’intesa tra la provincia di Venezia e le realtà del territorio coinvolte, al quale però non è stato dato un seguito operativo. Il progetto ‘Lavoro nell’inclusione sociale dei detenuti beneficiari dell’indulto’, dunque, è stato accolto come una nuova opportunità per istituire un tavolo rappresentativo degli attori del territorio in grado di creare sinergie tra i servizi rivolti al target. Tra le iniziative più significative, i protocolli sottoscritti dal comune di Venezia con la direzione degli istituti di pena della città e l’Uepe e con quest’ultimo e le associazioni di volontariato, il programma ‘Urban Italia’, che ha portato alla creazione dello ‘Sportello carcere’ e l’Osservatorio carcere creato dalla regione Veneto. BOLOGNA - Anche l’area metropolitana di Bologna ha promosso politiche e interventi a favore dell’area penale e il contesto appare sufficientemente strutturato per affrontare le problematiche dell’emarginazione sociale legata alla devianza e alla detenzione. La Provincia di Bologna ha una delega specifica per realizzare l’integrazione sociale e lavorativa delle persone svantaggiate tra cui la fascia dei detenuti e degli ex-detenuti. Le aree di intervento riguardano la formazione professionale, l’orientamento e l’accompagnamento al lavoro attraverso la realizzazione di progetti personalizzati a supporto della persona. Lo sportello di Informazione orientamento al lavoro presente nella Casa Circondariale di Bologna ha lo scopo di offrire alle persone detenute i servizi del Centro per l’impiego della Provincia di Bologna, inoltre per la gestione delle attività locali esiste da tempo un tavolo interistituzionale: il Comitato locale per l’area dell’esecuzione penale, composto da provincia e comune di Bologna, Casa circondariale, Ufficio esecuzione penale esterna, Azienda Usl, Istituto comprensivo 10 e Istituto penale minorile. Il Comitato ha accolto il progetto ‘Lavoro nell’inclusione sociale dei detenuti beneficiari dell’indulto’ come un’opportunità per rafforzare la rete degli attori che offrono servizi al target di riferimento. MILANO - Nell’area metropolitana di Milano, sono stati strutturati servizi sociali e del lavoro, all’interno delle amministrazioni locali e del Terzo settore, per rispondere alle esigenze speciali delle fasce di svantaggio legate all’area penale. La provincia di Milano ha istituito una delega specifica che opera per realizzare l’integrazione sociale delle persone in carcere o limitate nelle libertà. Il lavoro è organizzato attraverso due tavoli interistituzionali: uno per l’area adulti e l’altro per l’area minori. Si sono sviluppati specifici accordi collaborativi con altri assessorati della provincia per rendere unitario il collegamento con la realtà carceraria nell’ambito delle rispettive competenze (istruzione, cultura, lavoro, formazione, sport, etc). Inoltre, la provincia ha partecipato a una serie di progetti finalizzati a promuovere percorsi di inserimento lavorativo per le persone detenute, promossi e realizzati da una rete di attori istituzionali (enti locali e istituzioni penali e penitenziarie), del privato sociale (Caritas Ambrosiana, AgeSol-Agenzia di Solidarietà per il lavoro, cooperative sociali e associazioni di volontariato penitenziario) e indirettamente anche del mondo sindacale e datoriale. Lo sviluppo di servizi per il lavoro rivolti ai detenuti ed ex detenuti ha accresciuto parallelamente il numero delle organizzazioni coinvolte nelle molteplici attività. ROMA - E’ un contesto aperto alle problematiche del disagio penale, quello di Roma, e in grado di gestirle, grazie a condizioni di integrazione e collaborazione tra i servizi della provincia e del comune. Tali strutture svolgono già un ruolo di assistenza e orientamento al target previsto dal progetto, operando in sinergia e integrando i rispettivi servizi e strumenti di orientamento, bilancio di competenze, contatto con le imprese, matching. La provincia di Roma, attraverso l’ufficio di coordinamento centri per l’impiego e l’Ufficio politiche attive del lavoro, coordina e gestisce le attività per l’orientamento e l’inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti. Mentre il comune di Roma ha istituito il ‘Col’ Carceri (Centro di orientamento al lavoro), finalizzato a offrire servizi di accoglienza, informazione, orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo in favore di detenuti, detenuti in misura alternativa ed ex detenuti, che ha permesso lo sviluppo di una significativa rete territoriale. Un altro servizio del comune di Roma è l’Ufficio Lavoro in carcere e assistenza al Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. FIRENZE - A Firenze, sono presenti diversi attori portatori di esperienze interessanti nello sviluppo di attività rivolte al target che il progetto desidera raggiungere. La provincia di Firenze si occupa da anni della formazione professionale e della realizzazione di politiche attive per favorire l’occupazione delle persone in condizioni di marginalità sociale. In collaborazione con il comune di Firenze, ha affidato ad operatori dell’Arci Toscana e all’associazione ‘Ciao’ la gestione del ‘Centro servizi ascolto orientamento’, uno sportello specialistico che svolge attività d’informazione, ascolto, orientamento, inserimento lavorativo a favore di soggetti detenuti, in misura alternativa, ex-detenuti e marginali, che si affianca al sistema provinciale dei centri per l’impiego in qualità di ‘Sportello specialistico per le persone in condizione di marginalità sociale’. C’è, poi, l’‘Area Carcere’, un ufficio della Direzione Sicurezza sociale del comune di Firenze che si occupa della programmazione, realizzazione e monitoraggio degli interventi realizzati a favore dei detenuti. Il comune ha promosso, infine, il ‘Tavolo di coordinamento per l’inclusione sociale’, che riunisce le associazioni di volontariato, le realtà del privato sociale, i referenti tecnici della cooperazione sociale e delle istituzioni, impegnati nel recupero delle fasce in difficoltà e a rischio di emarginazione sociale. Infine, sia a Bologna che a Torino, Milano e Roma è stato istituito l’Ufficio del Garante delle persone private della libertà personale che svolge, per conto della comunità cittadina, compiti di promozione dei diritti e delle opportunità di partecipazione alla vita civile e di fruizione dei servizi di queste persone. LABITALIA
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