Rallenta la capacità del mercato di produrre posti di lavoro, con un protagonismo meno evidente del lavoro a termine e probabilmente con un rallentamento, più evidente, dell’accesso di stranieri nel gioco degli scambi economici. E’ la fotografia del mercato del lavoro italiano scattata dal Censis, nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese, presentato a Roma. L’occupazione mantiene, infatti, un andamento positivo, ma con valori che tendono nel tempo a ridursi: dopo le performance chiaramente negative nel primo trimestre 2007, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (con un decremento di occupati pari allo 0,3%), nel secondo trimestre l’occupazione è cresciuta dello 0,2%. Inoltre, si riduce costantemente il lavoro autonomo: dal 2004 al 2006 il lavoro indipendente si è contratto di un valore pari allo 0,5%. Dal primo al secondo trimestre del 2007, questa stessa condizione lavorativa si è ridotta ancora dello 0,5%, in continuità con un trend che sembra ormai segnare lo sviluppo del nostro mercato del lavoro. Ma, osserva il Censis, “se il lavoro autonomo si riduce, non si riduce la produzione di quelle formazioni e competenze alte, che fanno includere anche il nostro sistema nel novero delle società in cui la ‘conoscenza’ è fattore di produzione centrale”. “Di pari passo alla crescita di rilevanza di questo fattore, cresce anche - si legge nel Rapporto - la sua progressiva internalizzazione all’interno di organizzazioni produttive in cui le prestazioni dense di conoscenze e di lavoro intellettuale diventano necessariamente più standardizzate”. In altri termini, secondo il Censis, “è in atto la prefigurazione di un nuovo modello del lavoro professionalizzato di fascia alta, che esce dal lavoro autonomo e rientra nell’alveo delle occupazioni dipendenti e che, peraltro, non corrisponde ai vecchi presidi degli interessi, ad esempio i sindacati dei lavoratori, ma a nuovi blocchi di interesse, costituiti dal sistema dell’associazionismo sociale e da quello delle imprese, che stanno diventando i due riferimenti prevalenti nella definizione delle politiche di intervento anche nel mercato del lavoro”. E “il processo di riconduzione del lavoro pregiato all’interno delle aziende come lavoro dipendente sta creando una sorta di dualità interna al mondo dei saperi intellettuali, per cui ci sarà la maggior parte di chi li possiede in posizione subordinata all’interno di imprese di servizi e un ristretto numero di operatori autonomi esterni destinati ad esercitare in forma autonoma e ad alto costo per un numero limitato di clienti”. In sostanza, avverte il Censis, “si sta preparando una nuova divisione interna del lavoro terziario qualificato”. Non solo. “Dopo anni in cui i positivi trend di crescita - prosegue il Censis - erano andati progressivamente a ingrossare le fila dei segmenti più bassi della piramide occupazionale, il mercato sembra essersi finalmente riorientato verso obiettivi di crescita non solo quantitativi, ma anche e soprattutto qualitativi, riscoprendo soprattutto il valore delle competenze tecniche, e ridando così ossigeno a un’offerta a lungo penalizzata dall’incapacità del sistema di assorbire le sue risorse più qualificate”.
CRESCE RICHIESTA PROFESSIONI TECNICHE
Infatti, tra il 2004 e il 2006, dei 584 mila nuovi posti, ben il 90% (528 mila) ha interessato profili tecnici intermedi, il cui incremento è stato nell’arco di soli due anni del 12%, quattro volte superiore a quello registrato dall’occupazione nel complesso. Dell’ampia platea di professionalità in possesso di competenze specifiche, più di carattere tecnico-pratico che non intellettuale, a crescere in misura maggiore sono state soprattutto le professioni d’azienda, i tecnici dell’amministrazione e dell’organizzazione, vale a dire contabili, addetti al controllo di produzione, al trattamento delle informazioni, corrispondenti in lingue, aumentati di oltre 126 mila unità (+12,3%) in due anni, e che hanno contribuito per ben il 21,7% alla creazione di nuovi posti di lavoro. Segue tutto il comparto delle professioni paramediche, che ha registrato con quasi 76mila occupati in più una crescita del 15,1%, i tecnici delle scienze ingegneristiche (+59 mila, per una crescita dell’11,9%), delle scienze quantitative (+57 mila, pari a +20,4%), dei rapporti con i mercati (quasi +54 mila), della distribuzione commerciale (+44 mila) e delle attività finanziarie e assicurative (+32 mila). Tra le professioni ‘minori’, che comunque hanno mostrato particolare dinamicità, si segnalano inoltre i tecnici dei servizi sociali (+22,3% in due anni), i tecnici dei servizi ricreativi e culturali (+20,7%), le professioni del turismo (+21,9%) e i tecnici nelle scienze della vita (+18,8%). “Proprio la specificità dei profili in crescita, che evidentemente risponde alle maggiori richieste di mercato, ha consentito anche - spiega il Censis - di accrescere le chances occupazionali per alcuni specifici segmenti di offerta di lavoro, da sempre poco favoriti dalle caratteristiche proprie della nostra struttura occupazionale: donne e giovani”. E il 2007 ha visto per la prima volta dopo anni aumentare le richieste di assunzioni sia per i laureati, rimaste negli ultimi anni a lungo penalizzate (sono passate dal 6,5% del 2003 al 9% del 2007), sia dei diplomati con qualifica superiore, saliti dal 26,6% al 34,9%, confermando così l’inversione di rotta registratasi già a partire dal 2006 anche nella domanda di lavoro espressa dalle imprese. LABITALIA
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