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Istat, nel 2006 425 mila occupati in più
12/12/2007 NP-3437

E’ pari a 22 milioni e 988 mila unità il numero di occupati nel 2006, in base ai risultati della rilevazione sulle forze di lavoro, vale a dire pari a +425 mila nuovi occupati rispetto al 2005 (+1,9%). Emerge dall’Annuario statistico dell’Istat 2006. Un contributo rilevante all’occupazione e’ dato dalla componente straniera. Nel 2006, infatti, il 41,9 % della crescita occupazionale complessiva riguarda gli stranieri, aumentati di 178 mila unità. La quota di lavoratori stranieri sul totale della popolazione lavorativa sale dal 5,2% del 2005 al 5,9% nel 2006. Nelle regioni del Nord e del Centro l’incidenza supera il 7%, mentre nel Mezzogiorno i lavoratori non italiani rimangono meno del 2,5%. La crescita su base annua dell’occupazione interessa tutte le aree del Paese. L’incremento è più elevato nel Nord e nel Centro (rispettivamente +2 e +2,1%) rispetto al Mezzogiorno (+1,6%) dove, peraltro, l’occupazione torna ad aumentare dopo tre anni di flessione. Sia l’occupazione maschile sia quella femminile risultano in crescita. La prima denota nel 2006 un progresso dell’1,5% (+202 mila unità), quasi il doppio dell’anno precedente. La componente femminile manifesta un incremento tendenziale molto sostenuto, pari al 2,5% (+224 mila unità), cinque volte superiore a quello del 2005. “La componente femminile - sottolinea l’Istat - torna dunque a contribuire in misura superiore a quella maschile all’espansione della base occupazionale”. L’incidenza delle donne sul totale degli occupati cresce di tre decimi di punto percentuale portandosi nel 2006 al 39,4%. Un valore che però, rimarca l’Istituto di statistica, in ogni caso, rimane ampiamente al di sotto di quello dell’area dell’Unione europea a 25 paesi (44,4% nel 2006). GIOVANI I PIU’ PENALIZZATI Sotto il profilo geografico, per entrambe le componenti di genere l’occupazione aumenta in tutte le ripartizioni territoriali. Nel Nord l’incremento è più sostenuto per la componente femminile (+127 mila unità in confronto a +99 mila unità per gli uomini); nel Centro per quella maschile (+71 mila rispetto a +23 mila per le donne); nel Mezzogiorno la crescita e’ dovuta per tre quarti alla componente femminile: l’aumento tendenziale risulta del 3,5% per le donne e dello 0,7% per gli uomini (rispettivamente +73 mila e +32 mila).Per quanto riguarda l’età dei nuovi occupati, i più penalizzati sono i giovani (15-29 anni), per i quali l’occupazione registra addirittura una flessione su base annua dell’1,0% (-40 mila unità), “presumibilmente dovuta - spiega l’Istat - alla maggiore permanenza nel sistema di istruzione-formazione”. Nella classe di età centrale (30-54 anni), gli occupati manifestano un incremento tendenziale del 2,3% (+361 mila). In tale fascia di età si concentra la crescita dell’occupazione straniera. Nella classe di età più anziana (55-64 anni), l’incremento è pari al 4,1% (+104 mila). Dopo la diminuzione intervenuta nel 2004 e il risultato invariato del 2005, il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni torna a salire nel 2006, posizionandosi al 58,4% (+0,9%); risultato comunque ancora ampiamente al di sotto del dato medio della Ue (64,6% nel 2006 nell’Ue 25). Il tasso di occupazione maschile si attesta al 70,5%, registrando un incremento di otto decimi di punto percentuale; quello femminile aumenta di un punto percentuale posizionandosi al 46,3%. TASSO DISOCCUPAZIONE SCENDE AL 6,8% Nel 2006, in media, cresce in maniera sostenuta il lavoro dipendente e in maniera più contenuta il lavoro indipendente. Più in particolare, gli occupati alle dipendenze segnalano un incremento del 2,3% (+381 mila); gli indipendenti invece crescono dello 0,7% (+44 mila). L’incremento tendenziale dell’occupazione dipendente riguarda sia la componente permanente (+1,3%, pari a 186 mila occupati) sia in maggior misura quella a termine (+9,7%, pari a 196 mila unità in più). Alla crescita del lavoro a tempo indeterminato contribuisce soprattutto l’occupazione nella fascia di età compresa tra 50 e 59 anni (+8,6%, pari a 105 mila unità), riconducibile alla tendenza a ritardare il pensionamento. La crescita del lavoro a termine, diffusa nell’intero territorio nazionale, coinvolge quasi tutti i settori produttivi e riguarda di più le donne. A livello settoriale, dopo il decremento registrato nel 2005, il numero di addetti in agricoltura torna a crescere (+3,6%, pari a 34 mila addetti), mentre nell’industria in senso stretto, come per il 2005, si registra una sostanziale stabilità occupazionale. Le costruzioni, dopo sette anni consecutivi di dinamica occupazionale espansiva, mostrano una inversione di tendenza. Il settore registra una flessione degli occupati dello 0,6% corrispondente a 12 mila unità in meno. La diminuzione dell’occupazione riguarda esclusivamente le posizioni lavorative indipendenti (-15 mila). Il terziario accentua il positivo ritmo di crescita già emerso nel 2005 (+2,8%, pari a +405 mila unità). I servizi così assorbono più di nove decimi dei posti di lavoro aggiuntivi del 2006. Nella media del 2006 il tasso di disoccupazione si attesta nel complesso del territorio nazionale al 6,8%, in diminuzione di nove decimi di punto rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione mostra una contrazione per le componenti sia maschile sia femminile.
LABITALIA

smile99

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