Nel 2006 il 41,7% delle persone di 18 anni e più ha effettuato almeno un’attività di formazione negli ultimi 12 mesi precedenti l’intervista. E’ quanto sottolinea l’Istat nella sua ‘statistica in breve’ sulla partecipazione degli adulti ad attività formative. Le attività di formazione sono di diverso tipo: in primo luogo i corsi di studio (praticati dal 7,2% delle persone di 18 anni e più, con oltre il 40% dei giovani fino a 24 anni) in cui rientrano tutti i corsi, dalla scuola elementare al dottorato di ricerca, che permettono il conseguimento di un titolo di studio riconosciuto dal sistema nazionale delle qualificazioni (es. corso di laurea in lingue). Seguono poi i corsi di formazione (16,3%) che sono, invece, attività strutturate e organizzate che possono eventualmente dare diritto ad un attestato ma non permettono di modificare il titolo di studio di chi le pratica (es. corso di lingua inglese). Infine si evidenziano le attività di autoformazione (35,8%) che sono attività non strutturate e praticate autonomamente con l’intenzione di aumentare e migliorare le proprie conoscenze (es. vedere un film in lingua straniera per migliorarne la conoscenza).
La partecipazione ad attività formative è maggiore per gli uomini (44,1%) rispetto alle donne (39,5%) ma è, ovviamente, molto influenzata dall’età. La quota di persone che partecipano ad attività formative è superiore al 50% della popolazione fino ai 44 anni. Al crescere dell’età il livello di partecipazione diminuisce rapidamente: è il 37,6% tra le persone dai 55 ai 59 anni, il 28,1% tra le persone di 60-64 anni e solo il 14,3% tra gli ultra sessantacinquenni. Notevoli sono le differenze territoriali: partecipano ad attività formative il 48,5% delle persone residenti nel Nordest e circa il 43% di quelle del Nordovest e dell’Italia centrale; risulta,invece, decisamente inferiore la quota di persone residenti nell’Italia meridionale e nelle Isole (circa 35%).
Le regioni in cui il tasso di partecipazione alle attività formative è più alto sono il Trentino Alto Adige (53,1%), il Friuli Venezia Giulia (52,2%), il Veneto (50,1%) e la Valle d’Aosta (47,7%). Le regioni in cui la partecipazione è minore, invece, sono la Calabria (33,1%), la Sicilia(34%) e la Campania (34,3%). Differenze rilevanti si riscontrano a livello sociale. Gli studenti sono, ovviamente, quelli con i tassi di partecipazione più alti (91,8%); seguono gli occupati con il 54,6% dei casi e le persone in cerca di prima occupazione (49%).
Sono molto bassi i tassi di partecipazione tra le casalinghe (23,5%) e tra i ritirati dal lavoro (19,2%). Si rilevano forti differenze anche tra gli occupati con i direttivi, quadri e impiegati (67%) e i dirigenti, imprenditori e liberi professionisti (66,3%) che partecipano ad attività formative molto più degli operai (41%) e dei lavoratori in proprio e coadiuvanti (42,4%).
Le donne occupate, inoltre, hanno dei tassi di partecipazione più elevati di quelli degli uomini: le occupate partecipano ad attività formative nel 58,1% dei casi rispetto al 52,3% degli uomini e tali differenze permangono anche a parità di livello professionale. Ad esempio le donne direttive, quadri e impiegate partecipano ad attività formative nel 67,9% dei casi rispetto al 65,9% dei maschi nella stessa posizione professionale. LABITALIA
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