Sono catechisti, ministranti, operatori della carità; animano la liturgia con canti e musiche; partecipano alla catechesi per prepararsi alla Comunione e alla Cresima. In nove parrocchie su dieci, oltre alla partecipazione alla messa, gli immigrati sono presenti nelle attività pastorali e rappresentano una componente vitale tra i fedeli romani. E’ il dato che emerge dalla prima ’Indagine conoscitiva sulle abitudini pastorali degli immigrati nelle parrocchie della Diocesi di Roma’, svolta dalla Caritas diocesana di Roma e dall’Ufficio Migrantes diocesano. Lo studio, realizzato su 142 parrocchie della Capitale (il 43% del totale), è stato anticipato dal direttore della Caritas di Roma, monsignor Guerino Di Tora, nel corso della Conferenza ’Giovani migranti: risorsa e provocazione’ promossa dalla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana per presentare il messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato di domenica 13 gennaio. “Si pensa agli immigrati in parrocchia solamente come persone in cerca di aiuto - ha dichiarato Di Tora - quando si rivolgono alle Caritas parrocchiali. L’indagine della Caritas e dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma dimostra invece che essi sono una componente importante dell’animazione pastorale. Il processo di integrazione in atto nella società si dimostra ancor più vivo e dinamico tra gli immigrati di religione cattolica grazie anche all’accoglienza delle comunità parrocchiali”.
TRA I PIU’ PRESENTI I FILIPPINI
Attraverso le interviste sottoposte ai parroci romani nel periodo marzo-settembre 2007, è emerso che nella totalità delle parrocchie vi sono cittadini stranieri che partecipano alla Messa domenicale. In nove parrocchie su dieci, oltre alla partecipazione alla messa, gli immigrati sono presenti nelle attività pastorali. Nell’indicazione della ’consistenza numerica’ della presenza straniera in parrocchia, in 11 delle 142 interpellate gli stranieri che partecipano sono superiori a 50 unità; in 32 tale numero si attesta tra le 20 e le 50 unità; in altre 28 parrocchie è inferiore alle 20 unità; 59 parroci invece, nelle risposte, non hanno saputo quantificare tale presenza. Tra le 48 comunità nazionali maggiormente indicate tra i parroci risultano esservi filippini (15,6%), rumeni (14,9), polacchi (10,9%), peruviani (8%) indiani (6,6%) ed ecuadoriani (5%). La presenza più consistente è risultata quella dei bambini e dei ragazzi che frequentano il catechismo, presenti nel 73% delle parrocchie romane, mentre nel 57% delle comunità parrocchiali i fedeli stranieri sono catechisti, operatori Caritas, membri di corali e frequentano la catechesi per adulti.
IN UNA PARROCCHIA SU DUE MATRIMONI TRA STRANIERI In una parrocchia su cinque vi sono cittadini stranieri anche nei Consigli pastorali, nel 46% delle parrocchie si è celebrato almeno un matrimonio tra cittadini stranieri nel corso dell’ultimo anno e nel 62% delle parrocchie fidanzati stranieri frequentano corsi di preparazione al matrimonio. La partecipazione di immigrati alla pastorale delle comunità parrocchiali è anche uno stimolo per l’incontro con tradizioni e liturgie di altri paesi e con fedeli di altre confessioni. Sempre dall’indagine Caritas-Migrantes emerge che nel 45% delle parrocchie della diocesi di Roma vi sono celebrazioni e incontri di preghiera dedicati alle comunità di immigrati (Giornata Missionaria, Festa dei popoli, ricorrenze religiose dei paesi di origine). Nel 66% delle parrocchie inoltre partecipano ai riti religiosi fedeli ortodossi in genere, mentre nel 45% cattolici di rito orientale. “Un’importante risorsa anche per i romani che attraverso i fratelli in Cristo vengono in contatto con l’immigrazione fatta di sacrifici, lavoro duro e voglia di integrazione. I fedeli di origine straniera nelle nostre parrocchie possono essere quindi dei facilitatori di relazioni tra le comunità e l’immigrazione tutta non solo quella dei cattolici”, ha detto Di Tora, che ha inoltre ricordato come “oltre che nelle parrocchie, la vita spirituale degli immigrati è vissuta nelle oltre cento Comunità etniche coordinate dall’Ufficio Migrantes”. LABITALIA
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