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Unioncamere, +46.000 imprese nel 2007 ma le chiusure accelerano il passo
04/02/2008 NP-3469

Più 0,75%. E’ il tasso di crescita delle imprese italiane nel 2007, che segna un calo di oltre un terzo rispetto al 2006 e rappresenta il valore più basso degli ultimi cinque anni.
Nel 2007 si è registrato il record assoluto di iscrizioni alle Camere di commercio. Un dato, però, compensato dall’altro record: quello delle cessazioni. E’ questo, in sintesi, il ritratto del tessuto imprenditoriale italiano alla luce dei dati Movimprese 2007. Il bilancio demografico dell’azienda Italia lo scorso anno ha chiuso in attivo per quasi 46mila unità, ma il saldo è il più contenuto degli ultimi cinque anni come risultato di due record: 436mila iscrizioni (record assoluto dal 1993, anno in cui le rilevazioni hanno preso il via) e oltre 390mila cessazioni (anche in questo caso record di sempre dell’indagine, ma con un tasso di crescita più elevato rispetto alle iscrizioni). A spiegare gli aspetti positivi del saldo sono principalmente tre fenomeni: la forte crescita delle imprese costituite in forma di società di capitali (54mila in più in dodici mesi, pari a un tasso di crescita del 4,6%); le performance di Lazio e Lombardia che insieme hanno determinato il 54,3% di tutto il saldo complessivo; infine, i buoni risultati delle costruzioni e dei servizi alle imprese (insieme, quasi la metà del saldo totale). Sull’altro piatto della bilancia, a determinare la riduzione del saldo rispetto allo scorso anno sono stati: il rallentamento del Nordest e del Mezzogiorno (la cui crescita si è più che dimezzata rispetto al 2006); la diminuzione delle imprese agricole, manifatturiere e dei trasporti (quasi 29mila imprese in meno complessivamente); i saldi negativi delle società di persone e delle ditte individuali (-14mila imprese). “I dati - ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello - ci indicano tre cose. Il record delle iscrizioni ci dimostra chiaramente che nel nostro Paese è ancora alta la voglia di fare impresa. Allo stesso tempo il record delle cessazioni mette in evidenza come la crisi economica internazionale e la crisi dei consumi abbiano provocato una durissima selezione nel tessuto imprenditoriale colpendo particolarmente le piccole e piccolissime imprese. Una selezione che al Sud appare ancora più severa, perché non solo sono aumentate le cessazioni, ma anche le iscrizioni risultano in flessione. Una sfiducia nell’intraprendere che si inserisce in un quadro economico allarmante sul quale ho più volte richiamato l’attenzione della politica. Terzo e ultimo punto che va sottolineato è che il saldo positivo è determinato interamente dalle società di capitale, indice di irrobustimento del nostro tessuto imprenditoriale. Per rendere competitivi i territori e far crescere ulteriormente le imprese italiane - ha concluso Mondello - è urgente, dunque, ridurre il costo della Pubblica amministrazione a carico delle imprese e rilanciare un piano di sviluppo delle infrastrutture per colmare i ritardi con i nostri competitor”.
LABITALIA

smile99

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