Si accende il dibattito sulla riforma del modello contrattuale. Dopo lo strappo della Uil, che ha interrotto i confronti tecnici tra industriali e sindacati per trovare una soluzione condivisa alla grave emergenza salariale, è viale dell’Astronomia ad alzare la voce: “Senza una riforma del modello contrattuale - avverte il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei - non escludo possa saltare tutto”, ovvero l’impianto sancito dagli accordi del ’93 in cui d’altra parte gli stessi sindacati, da tempo, non si riconoscono più. Una minaccia che arriva dopo 4 anni di tentativi, andati a vuoto, di portare al tavolo di confronto Cgil, Cisl e Uil per mettere a punto nuove regole condivise. “Oggi abbiamo tutto il diritto di spazientirci - afferma - per non usare un termine più folkloristico. Nel 2004, infatti, fu la Cgil ad alzarsi dal tavolo e ad affondare il primo tentativo di Montezemolo appena insediato alla presidenza. Le regole o si applicano o si ignorano. Ma se le condizioni per riscrivere le regole non ci sono, cosa dovremmo fare? Aspettare altri tre-quattro anni che i sindacati si mettano d’accordo o che la Fiom trovi una intesa con la Cgil? E’ chiaro che tante aziende, invece, daranno risposte autonome anche con erogazioni unilaterali perché, in mancanza di regole, è logico che si vada avanti così, che si colmi un buco. Penso che le imprese, a questo punto, si rivolgeranno direttamente ai propri dipendenti perché questa è l’unica maniera per risolvere i problemi. Se non potremo riscrivere le regole tutti insieme, allora lo faremo separatamente, da soli”.
Non è una disdetta ufficiale, si affretta a chiarire Bombassei, “che suonerebbe come una provocazione”, ma piuttosto un “forte segnale di allarme” da parte di chi, comunque, nel contratto nazionale, “che deve essere applicato a tutti, ci crede”. Ma ad irritare gli industriali è soprattutto il fatto che, anche in questa manche, il brusco stop alle trattative sia arrivato, ancora una volta, non per insanabili fratture con gli industriali ma per il disaccordo che esiste sulla riforma del modello contrattuale tra gli stessi sindacati ancora lontani da un accordo su quel documento unitario che avrebbero dovuto presentare al tavolo di Confindustria e decisamente in alto mare. “Io capisco la democrazia sindacale - dice Bombassei - ma se non c’è un mandato esplicito è meglio che si chiariscono tra di loro. Quando avranno poi le risposte tornino, anche se è dal 2004 che sto aspettando che Epifani chiarisca qualcosa. Certo che se dovessimo gestire un’azienda così saremmo falliti nel giro di qualche mese”.
Ma i sindacati sulla riforma del modello contrattuale proseguono in ordine sparso. Se la Uil di Luigi Angeletti ribadisce il proprio rifiuto a proseguire il confronto fino a che non ci sia una piattaforma unitaria, il direttivo della Cgil ribadisce come sul tema possa al momento avviarsi solo una riflessione in attesa, come ha spiegato il leader Guglielmo Epifani al parlamentino di Corso Italia, “di un documento definito e completo nelle parti relative alla democrazia e alla rappresentanza senza le quali non ci sarà il documento”. Ma alle accuse di Bombassei risponde il segretario confederale, Mauro Guzzonato: “Consiglierei di non lasciarsi prendere da un nervosismo eccessivo e immotivato e, nel contempo, di smetterla di forzare e ingerire sui processi decisionali interni alle singole organizzazioni sindacali”, commenta sottolineando come “la difficoltà della situazione e i temi da affrontare impongono a tutti serietà di approccio e rispetto reciproco”.
A cercare di raffreddare lo scontro tra sindacati e con Confindustria è la Cisl. “Non è con gli ultimatum - dice il leader Raffaele Bonanni - che si possono risolvere i problemi sia delle imprese sia dei lavoratori. Dobbiamo dimostrare tutti coerenza, pazienza e senso di responsabilità. E’ importante che in questa fase ciascuno dia la mano agli altri. Sarebbe sbagliata sia una interruzione del dialogo con Confindustria, sia una rottura dell’azione unitaria del sindacato che abbiamo realizzato in questi anni. La Confindustria sbaglia se pensa che alzando i toni si possano risolvere le questioni che abbiamo davanti. Le riforme si fanno con il giusto consenso e la gradualità necessaria. Solo se rafforzeremo il secondo livello contrattuale, potremo avere più produttività e più salario. Ecco perché la Cisl è contro ulteriori rinvii. Il dialogo tra sindacati e Confindustria deve proseguire e anzi deve allargarsi anche alle altre organizzazioni imprenditoriali, in modo da chiedere con più forza ed autorevolezza alla politica subito dopo le elezioni di detassare totalmente le tasse sul secondo livello contrattuale”. Labitalia
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