Dodici regioni e trentanove province coinvolte, contatti diretti con 1.831 persone che hanno beneficiato dell’indulto (di cui 562 facenti parte del censimento di Napoli), delle quali 956, pari al 52%, sono state inserite in un tirocinio. Questo, in sintesi, il bilancio dell’azione nazionale del Progetto ‘Indulto’, promosso dai ministeri del Lavoro e della Giustizia con l’assistenza tecnica di Italia Lavoro, al 31 marzo 2008, che ha portato, finora, all’assunzione di 79 persone.
Uomo, tra i 31 e i 50 anni, di nazionalità e nascita italiana: questo il profilo medio di chi ha iniziato un percorso di reinserimento lavorativo. Il 91% dei tirocinanti è costituito da uomini, mentre solo una minoranza (86 persone pari al 9%) da donne. Guardando, poi, alle fasce di età, più del 72% dei beneficiari è compreso tra i 31 e i 50 anni, mentre solo l’11% ha tra i 18 e i 30 anni e appena il 7% ha più di 55 anni. Anche gli stranieri rappresentano solo il 5% dei beneficiari del progetto. A livello territoriale la Sicilia è la regione con il maggior numero di tirocini attivati: ben 196, pari al 20,50% del totale dei progetti formativi nazionali. Seguono Puglia (175), Lazio (134), Toscana (84), Liguria e Piemonte (ambedue 75), Emilia Romagna (70), Veneto (52), Sardegna (48), Campania (21), Lombardia (20), Friuli Venezia Giulia (6).
I dati risentono di alcuni fattori peculiari del territorio: è il caso della Campania, dove i tirocini sono partiti in ritardo rispetto alle altre regioni, perché è stato eseguito un censimento degli indultati, che ha richiesto molto tempo. I tirocini attivi al 31 marzo sono 534, pari al 55,86% dei 956 progetti formativi sottoscritti. Solo 8 sono stati momentaneamente sospesi, ma saranno riattivati quanto prima, e spesso per motivi legati allo stato di salute della persona. Ben 414 (pari al 43,31% del totale), invece, sono i tirocini terminati a vario titolo, dei quali 79 conclusisi con un’assunzione.
La maggior parte dei tirocini (136 casi, pari al 40,6% di coloro che hanno chiuso il ciclo formativo) si è naturalmente chiusa a fine percorso, ma non mancano anche casi di interruzione volontaria da parte del beneficiario dell’indulto (73 casi, pari al 21,79% dei tirocini terminati). Pochi, invece, i casi di interruzione del tirocinio da parte dell’azienda (52 casi, pari al 15,52%): un segnale positivo sulla disponibilità delle imprese ad accogliere questo tipo di progetti. Fra i 79 che hanno visto trasformare il loro tirocinio in un contratto di lavoro, 47 (pari al 59%) hanno raggiunto l’obiettivo prima del termine del tirocinio stesso: 26 a tempo determinato, 15 a tempo indeterminato e 6 senza contributo.
Per i restanti 32 il contratto è arrivato al termine (o dopo) del tirocinio: 12 assunti a tempo determinato, 11 a tempo indeterminato e 9 senza contributo. Importante sottolineare che i 79 assunti rappresentano il 19,08% dei 414 tirocini terminati a vario titolo, ma che la percentuale sale al 36,74% se si tiene conto soltanto dei 215 tirocini terminati ‘naturalmente’. La divisione dei tirocini per durata (4 o 6 mesi) mostra un’equa ripartizione, forse con una leggera prevalenza dei tirocini di 6 mesi. LABITALIA
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