servizi pubblici per l’impiego diventano, anche in Italia, sempre più telematici, con risparmio di tempi, costi e procedure per tutti, pubblica amministrazione, imprese e lavoratori. Ultimo esempio in materia: l’obbligatorietà delle comunicazioni on line dei rapporti di lavoro, una rivoluzione che ha mandato in soffitta scartoffie e timbri. Governo, regioni e province stanno, infatti, collaborando intensamente sul fronte dell’informatizzazione dei servizi per l’impiego. Già nella Finanziaria 2007 sono stati stanziati 45 milioni di euro in tre anni per l’innovazione negli enti locali (programma Elisa) e tra le linee di attività previste, vi è quella relativa all’integrazione e il potenziamento dei Sistemi informativi del lavoro (Sil). Obiettivo: creare incroci e scambi di dati tra servizi per l’impiego, amministrazioni centrali, enti nazionali, uffici camerali, degli enti locali e associazioni di categoria del territorio. I benefici della diffusione dell’informatizzazione di tutto quello che ruota attorno a un rapporto di lavoro, non si limitano, infatti, a una - seppur importante - semplificazione. Dalle realtà territoriali più avanzate, vengono, infatti, nuove soluzioni anche a problemi endemici del nostro mercato del lavoro, come l’irregolarità e il rispetto delle norme in materia di sicurezza. È il caso del progetto Labor, formulato dalle province, sotto l’egida dell’Upi (Unione province italiane) e finanziato con 1,6 milioni di euro dal Dipartimento Affari Regionali (D.A.R.) con risorse del programma Elisa. “Il progetto Labor - dichiara Grazia Strano, direttore generale per l’Innovazione tecnologica e la Comunicazione del ministero del Welfare - rientra in un piano più generale che l’amministrazione centrale sta portando avanti sul tema dell’implementazione informatica a supporto della sicurezza e della regolarità del lavoro. Attraverso l’incrocio di tutti i dati si può avviare una cooperazione applicativa per mettere a fattore comune i dati e avere un quadro completo delle situazioni di lavoro. Inoltre – aggiunge - si possono costruire indici di congruità o meglio ’sensori’ che avvisino per tempo su dove si possono verificare fenomeni distorsivi. Un vero e proprio campanello d’allarme che può aiutare a far intervenire la vigilanza e far prevenire anche gli incidenti sul lavoro. Quell’incrocio ’pluriefficace’ che sta sperimentando Piacenza – conclude - domani sarà sempre più diffuso nel nostro Paese”.
44 LE PROVINCE IMPEGNATE NELLA SPERIMENTAZIONE
Il programma Labor, cui partecipano 44 province, è l’esempio di come utilizzare l’informatica per contrastare l’irregolarità nel lavoro e come supporto prezioso nell’affermazione della sicurezza sul lavoro e, in particolare, come strumento di prevenzione. Da Labor (coordinato dalla provincia di Torino, mentre quelle di Piacenza, Milano e Teramo sono capofila di linee progettuali) è nato ’Emersi’, un progetto che mira all’integrazione di dati dei diversi enti che hanno competenze a livello di controllo della regolarità del lavoro (centri per l’impiego provinciali, Inail, Direzioni provinciali del Lavoro, Casse Edili), per analizzarli e realizzare azioni preventive a contrasto del lavoro irregolare ed insicuro ed a supporto dell’azione di controllo. ’Emersi’, di cui si occupa come capofila la provincia di Piacenza, prende in considerazione i settori dell’edilizia, logistica e movimentazione merci e agricoltura, ossia i settori considerati più a rischio irregolarità. Si punta, tra l’altro, a informatizzare e integrare i dati derivanti da notifica preventiva di apertura di cantiere, che deve essere resa alla Direzione provinciale del Lavoro (Dpl) e al Servizio di Medicina del Lavoro dell’Asl, e della Dia (Denuncia Inizio Attività), che va resa ai comuni. Aderiscono alla linea le altre province emiliano romagnole (Bologna, Parma, Reggio Emilia, Modena, Forlì-Cesena, Ferrara, Ravenna e Rimini) e quelle di Cremona, Avellino, Nuoro, Carbonia, Ascoli, Pisa, Lodi, Lecce, Matera, Belluno, Oristano, Pesaro, Padova, Sassari. In tutto, le province coinvolte sono 23.
DA INNOVAZIONE E NUOVE TECNOLOGIE AIUTO ANCHE PER ISPETTORI
“L’idea di ’Emersi’ - dichiara a LABITALIA, Manuela Moreni, dirigente del servizio Lavoro e Formazione professionale della provincia di Piacenza - è quella di fare un’unica comunicazione che abbia pluriefficacia, esattamente come nel caso delle comunicazioni obbligatorie on line. La cosa importante è che, quando abbiamo i dati dalla Dpl, Asl, comune e altri ancora riusciamo a individuare i cantieri aperti a rischio ’sommerso”’. Insomma, “innovazione e nuove tecnologie -continua Moreni- possono venire in aiuto per la promozione di comportamenti di lavoro sicuri, per agevolare e uniformare la lettura di dati statistici, per indirizzare al meglio le attività ispettive”. Inoltre, conclude Moreni, “è bene ricordare che dall’incrocio dei dati non emergono solo i fenomeni distorsivi, ma anche i comportamenti virtuosi”. Importante nello sviluppo dell’innovazione tecnologica il ruolo delle regioni.
“Le regioni - ricorda con LABITALIA Paola Cicognani, dirigente del Servizio Lavoro della regione Emilia Romagna - sono responsabili dei Sil e dunque finanziano e definiscono i livelli di assistenza tecnica dei servizi informatici del lavoro”. Una responsabilità, spiega Cicognani, che “dal punto di vista gestionale significa avere ’buone’ liste di lavoratori disoccupati disponibili per le imprese, ossia con dati reali, depurati e aggiornati, e buone liste di offerte da parte delle imprese”. “I sistemi gestionali - prosegue la dirigente dell’Emilia Romagna - sono il cuore di un pezzo di servizi e l’accesso alle informazioni -dice, citando la legge sui servizi sociali- sono un ’livello essenziale di assistenza’ che dovrebbe essere garantito agli utenti pubblici e privati”. LABITALIA
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