In Italia, il lavoro è ancora prettamente una questione maschile, non solo perché il numero di donne che lavora è inferiore al numero di uomini che lavorano, ma anche e soprattutto perché la posizione femminile, sia riguardo ai settori produttivi (le donne sono una presenza significativa solo nel commercio, nei servizi, nella sanità) sia riguardo alla carriera (è donna solo il 30,3% dei dirigenti e - se escludiamo la sanità pubblica - solo il 7,3%), fa ancora parlare di segregazione, orizzontale e verticale. Il quadro, non propriamente confortante, viene da un osservatorio attendibile, l’Ufficio della Consigliera nazionale di parità, che questa mattina a Roma ha presentato una relazione su ’Il lavoro femminile in Italia: la fotografia fornita dai Rapporti biennali sulla situazione del personale’. Si tratta di un primo bilancio di un’attività di monitoraggio svolta sul territorio dalle consigliere di parità, in attuazione di quanto previsto dalla legge 125 del ’91 prima, e dal Codice Pari Opportunità poi: le aziende con un numero di dipendenti superiori a 100 hanno l’obbligo di presentare un rapporto dettagliato biennale sulla situazione del personale maschile e femminile.
Al convegno, organizzato dal ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e da Italia Lavoro, agenzia tecnica dello stesso ministero (che ha elaborato il software per la stesura dei Rapporti), sono intervenuti Fausta Guarriello, consigliera nazionale di parità, Natale Forlani, amministratore delegato di Italia Lavoro spa, Antonio Naddeo, capo dipartimento della Funzione pubblica, Isabella Rauti, capo dipartimento ministero dei Diritti e Pari Opportunità, Marina Capponi, consigliera regionale di parità e referente del gruppo di lavoro ’Rapporti sulla situazione del personale’, Ugo Menziani e Paolo Pennesi, direttori generali al ministero del Lavoro rispettivamente per la Tutela condizioni di lavoro e l’Attività ispettiva, Paolo Leon, economista.
GUARRIELLO, SOFTWARE ITALIA LAVORO FONDAMENTALE PER STESURA RAPPORTI
“Abbiamo organizzato quest’incontro - ha detto Guarriello - per discutere dello strumento, avviato dalla precedente consigliera di parità, e per il quale Italia Lavoro ha predisposto un software, proprio al fine di facilitare l’elaborazione dei rapporti. Questo è stato un passo fondamentale per facilitare l’onere alle aziende e per dare attuazione a una norma che era rimasta nel Limbo. Il tasso di adesione a questi Rapporti è molto elevato: in alcune regioni del Centro-Nord sfiora il 90%”. “I Rapporti, per i quali non è stato ancora possibile compiere un’elaborazione nazionale, ci danno una fotografia della situazione occupazionale - ha ricordato Guarriello - di un segmento importante del mercato del lavoro, e cioè di quello che avviene nelle aziende medio-grandi”. Guarriello ha poi sottolineato due punti critici del modello di Rapporto biennale: “Il decreto che lo istituisce è del ’96 e non tiene conto delle aggiornamenti normativi successivi, e poi bisogna fare un passo in avanti e passare da un’elaborazione regionale a una nazionale, anzi sovraregionale". LABITALIA
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