Colmare le differenze salariali tra uomini e donne, anche imponendo ai datori di lavoro di elaborare piani d’azione specifici. Ma anche eliminare le penalizzazioni derivanti dal congedo di maternità e dall’attività autonoma e promuovere l’imprenditoria femminile. A sollecitarlo è il Parlamento europeo che, rispondendo al rapporto della Commissione sulla parità tra le donne e gli uomini nel 2008, ha approvato una relazione in cui ribadisce l’importanza della politica sulle pari opportunità a livello comunitario e in cui, tra l’altro, chiede di istituire la Giornata internazionale della parità retributiva il 22 febbraio. Gli eurodeputati manifestano preoccupazione per la mancanza di progressi nel colmare il divario nella retribuzione tra uomini e donne, che si è stabilmente assestato sul 15% dal 2003, scendendo di un solo punto dal 2000. Esortano, pertanto, la Commissione e gli Stati membri a valutare le strategie e le azioni in tale ambito e, ove opportuno, a stabilire, in collaborazione con le parti sociali, nuove misure, o nuovi approcci nell’applicazione delle misure esistenti, per migliorare la situazione.
A tale riguardo, il Parlamento sostiene la proposta volta a rafforzare la legislazione europea applicabile in materia, “imponendo ai datori di lavoro l’obbligo di eseguire verifiche sui salari e di elaborare piani d’azione specifici atti a colmare il divario salariale”. Il Parlamento osserva peraltro che anche le donne con un livello d’istruzione superiore agli uomini “percepiscono salari inferiori, ottengono impieghi più precari e avanzano più lentamente nella carriera”.
Gli eurodeputati invitano, quindi, la Commissione e gli Stati membri ad adottare le misure necessarie per attuare l’integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche sociali e in materia di occupazione e sicurezza sociale e a combattere ogni forma di discriminazione. Rilevano, infatti, che vi sono sempre notevoli differenze tra le donne e gli uomini in tutti gli altri aspetti relativi alla qualità dell’ambiente di lavoro. Ad esempio, i tassi di occupazione delle donne con figli a carico raggiungono solo il 62,4%, rispetto al 91,4% degli uomini. Inoltre, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è ancora ampiamente caratterizzata da un’elevata e crescente quota di lavoro parziale, pari al 31,4% per le donne nella Ue a 27 rispetto al 7,8% degli uomini, cosicché le donne rappresentano il 76,5% dei lavoratori a tempo parziale. Anche i contratti di lavoro a tempo determinato sono più frequenti tra le donne (15,1%, ossia un punto in più rispetto agli uomini), mentre la disoccupazione di lunga durata è sempre molto più frequente per le donne (4,5%) che per gli uomini (3,5%). LABITALIA
|