Applicando il modello di riforma contrattuale proposto dalla Confindustria, il salario di un lavoratore dipendente perderebbe cumulativamente nei prossimi quattro anni (2008-2011) circa il 2,7% del suo valore, vale a dire 1.914 euro. E’ l’Ires Cgil a simulare così gli effetti economici del documento di riforma di Viale dell’Astronomia sulla base del quale ha formulato il suo ‘no’ nel corso del negoziato con gli industriali. A determinare il taglio dei salari, infatti, secondo la confederazione di Corso Italia, le due richieste base di Confindustria: quella di depurare dal tasso di inflazione previsionale, cui ancorare i futuri incrementi economici contrattuali, il costo dell’energia importato; e quella di partire da un valore economico del punto di inflazione alla base degli aumenti contrattuali più basso di quello attuale. Se i salari infatti, pur decurtati del valore punto, si incrementassero seguendo l’indice armonizzato europeo (Ipca) e non fossero ‘sterilizzati’ della voce energia, la loro crescita risulterebbe in linea con l’inflazione effettiva aumentando del 3,6% nel 2008, del 3,2% nel 2009, del 2,8% nel 2010, del 2,3% nel 2011.
Applicando invece la ‘ricetta’ Confindustria, i salari registrerebbero un aumento decisamente più contenuto: il 2,4% nel 2008, e cioè l’1,2% in meno rispetto all’indice europeo; il 2,5% nel 2009, lo 0,7% in meno; il 2,2% nel 2010 (lo 0,6% in meno) e il 2,1% nel 2011 (lo 0,2% in meno). Una perdita salariale che verrebbe confermata anche comparando, in via teorica, gli incrementi ottenuti con l’applicazione del Protocollo del 23 luglio e quelli che si sarebbero prodotti con il documento di Confindustria tra il 2004 e il 2008: un confronto che farebbe registrare un taglio delle retribuzioni del 2,3% pari a circa 1.357 euro. Se nel 2004, infatti, grazie al protocollo Ciampi i salari sono cresciuti del 2,8% con la proposta di Viale dell’Astronomia si sarebbero fermati al 2%.
Anche peggio nel 2005: al +3,1% ottenuto con il protocollo sarebbe corrisposto un +1,8% ottenuto da Confindustria. E così nel 2006 (2,8% contro il 2%), nel 2007 (2,3% contro il 2%) e nel 2008 (stime dell’Ires) che vedrebbe opporsi un +3,4% a un +2,4%. Numeri, quelli simulati con la proposta di Confindustria, che tradotti in soldi equivarrebbero a una perdita di circa 1.032 euro l’anno per un metalmeccanico: di 1.465 euro per un lavoratore chimico e di 1.299 euro per un lavoratore del commercio.
Ma la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, smentisce i conti della Confederazione di Corso Italia: “Non capisco che conti siano stati fatti e come. La verità è che la Cgil vuole il ripristino della scala mobile. Una proposta inaccettabile che farebbe male al paese”, accusa. E Confindustria riformula anche i calcoli relativi al 2004-2008 elaborati dalla Cgil. Confrontando gli effetti del protocollo Ciampi sui redditi con quelli simulati contenuti nella proposta di Confindustria, il risultato, per viale dell’Astronomia, porterebbe i salari ad aumentare complessivamente di 1.718 euro e non a scendere di 1.357, come dice la Cgil calcolando una riduzione del 2,2%. “Se ci fosse realmente un taglio dei salari, sarebbe difficile che Cisl e Uil restassero al tavolo”, prosegue il leader di Confindustria.
E sul mancato ampliamento del tavolo alle altre associazioni datoriali e al governo e al conseguente ‘Far West’ contrattuale che ne deriverebbe, come accusa il sindacato di corso Italia, Marcegaglia dice “Quello della Cgil è un alibi ed è falso che noi ci saremmo opposti perché dal primo giorno avevamo detto che non appena avessimo raggiunto un punto in comune avremmo allargato il confronto”. Il 10 ottobre prossimo, dunque, gli industriali siederanno al tavolo riconvocato con Cgil, Cisl e Uil. LABITALIA
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