La crisi finanziaria potrebbe far aumentare ulteriormente la disparità di reddito nel mondo. Un incremento già “preoccupante” nella maggior parte delle regioni, nonostante la forte crescita economica abbia indotto la creazione di milioni di nuovi posti di lavoro a partire dall’inizio degli anni ’90. Non solo. Il costo finanziario ed economico della crisi ricadrà maggiormente sulle centinaia di milioni di persone che non hanno potuto approfittare dei benefici della recente crescita economica. A lanciare l’allarme è il ‘Rapporto sul mondo del lavoro 2008. Disparità di reddito all’epoca della globalizzazione finanziaria’, realizzato dall’Istituto internazionale di Studi Sociali dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro).
“Il rapporto dimostra in definitiva che il divario tra famiglie più ricche e famiglie più povere - afferma Raymond Torres, direttore dell’Istituto e curatore del rapporto - è aumentato fin dagli anni ’90. Ciò è dovuto all’impatto della globalizzazione finanziaria nonché all’indebolimento del ruolo delle politiche nazionali per migliorare il reddito delle classi medie e delle categorie a basso reddito. L’attuale crisi finanziaria dovrebbe ancora peggiorare la situazione finché non verranno adottate delle riforme strutturali di lungo termine”.
Mentre un certo grado di disparità di reddito è utile per suscitare sforzo, talento e innovazione, differenze troppo importanti possono essere controproducenti e portare danno alle economie: “Un aumento eccessivo della disparità di reddito rappresenta un pericolo per il tessuto sociale nonché per l’efficienza dell’economia”.
Il rapporto lancia anche un appello per un’azione di lungo termine a favore di un maggiore equilibrio dell’economia mondiale. In particolare, la promozione dell’Agenda del lavoro dignitoso dell’Ilo potrebbe condurre ad armonizzare le politiche economiche e sociali con quelle del lavoro per favorire l’occupazione e migliorare i redditi e la distribuzione dei redditi. Secondo il rapporto, mentre l’occupazione mondiale è aumentata del 30% tra l’inizio degli anni ’90 e il 2007, il divario di reddito tra le famiglie più ricche e quelle più povere è cresciuto in modo significativo nello stesso periodo. Inoltre, comparativamente con precedenti periodi di espansione economica, la parte dei benefici della crescita economica destinata ai lavoratori è diminuita. Infatti, la parte dei salari nel reddito nazionale è in calo nella stragrande maggioranza dei paesi per i quali c’erano dati disponibili. “L’attuale rallentamento dell’economia mondiale - si legge - colpisce le categorie a basso reddito in modo sproporzionato. Ciò avviene dopo una lunga fase di espansione durante la quale la disparità di reddito era già in aumento nella maggioranza dei paesi”.
IN ITALIA SALARI REALI CALATI DEL 16% TRA 1988 E 2006
A rischio anche i salari italiani. A parità di potere d’acquisto, i salari reali italiani sono diminuiti quasi del 16% tra il 1988 e il 2006. Ed è stata, quella registrata in Italia, la contrazione più forte nel gruppo degli 11 paesi avanzati per i quali esistono dati comparabili, confrontabile a quella registrata in Spagna (14,5%). In media, negli 11 paesi considerati, a parità di potere d’acquisto, gli stipendi reali sono invece cresciuti del 22% nello stesso periodo. Un andamento che ha portato alla riduzione della quota degli stipendi rispetto al Pil del 13% (in un arco temporale più ampio, compreso tra il 1979 e il 2007), che vede l’Italia al sesto posto tra i paesi avanzati, dove si e’ registrato in media un declino dell’8%. LABITALIA
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