Un Pil in discesa dello 0,4% a livello nazionale effetto della sola crisi dell’auto, con dure ricadute nazionali regione per regione: è il risultato della simulazione SVIMEZ-IRPET condotta su modelli econometrici multi regionali per valutare l’impatto della crisi dell’auto nelle regioni italiane nel 2009. L’analisi muove i passi dalla previsione dell’amministratore delegato della Fiat Marchionne, secondo cui senza interventi correttivi la produzione nazionale potrebbe scendere del 20%.
Elemento particolare dello studio è la misura degli effetti sia diretti, che riguardano la filiera auto motive, che indiretti, quelli cioè che vanno direttamente a incidere sul potere d’acquisto delle famiglie. Secondo lo studio, per la sola crisi dell’auto nel 2009 il Pil nazionale dovrebbe contrarsi dello 0,4%.
Nessuna regione sarebbe risparmiata dalla mannaia Fiat: Sardegna e Calabria le regioni più fortunate, con una contrazione del PIL limitata al -0,1%, seguite da Valle d’Aosta, Umbria e Marche con -0,2%. Sicilia, Toscana, Friuli e Liguria dovrebbero registrare un calo dello 0,3%, mentre Lazio, Veneto e Trentino -0,4%. A eccezione di Calabria, Sicilia e Sardegna, la crisi dell’auto si fa particolarmente sentire al Sud: la Puglia segna –0,5%, Campania -0,6% (a pari merito con la Lombardia). La situazione peggiora in Molise (-1%) e Abruzzo (-1,1%), per poi precipitare in Piemonte (-1,8%) e in Basilicata (-1,9%). Pesante l’impatto sull’occupazione: le unità di lavoro perse a livello nazionale sarebbero 98mila, di cui 77.000 tra i soli dipendenti.
Le regioni più penalizzate il Piemonte (-24mila posti di lavoro), Lombardia (-19mila) ed Emilia Romagna (-9.100). Male anche in Veneto (-6mila), Lazio (-5.600) e Toscana (-4.000). Situazione comunque critica anche al Sud, con 8.500 posti di lavoro in meno in Campania (6.700 dipendenti), 4.700 in Puglia (3.700 dipendenti), 2.900 in Basilicata (di cui 2.400 dipendenti) e Sicilia (2.300, di cui 1.600 dipendenti). A livello circoscrizionale, dopo il Nord-Ovest, sarebbe il Sud l’area più colpita, con una perdita di 24mila posti di lavoro, di cui quasi 19mila dipendenti. LABITALIA
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