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Osservatorio legge 328/2000 chiede Piano contro povertà
16/02/2009 NP-3719

Un Piano nazionale contro la povertà, come risposta all’aggravarsi della crisi, agli effetti negativi sul piano dell’occupazione e all’impoverimento delle famiglie. A proporlo, in un documento comune presentato in un convegno al Cnel, le organizzazioni promotrici dell’Osservatorio nazionale per l’attuazione della legge 328/2000 sui servizi sociali (Anci, Cgil-Cisl-Uil, Forum del Terzo Settore, Legautonomie e Upi), che chiedono un incontro a governo e regioni per affrontare insieme la situazione. “Le politiche socio-assistenziali - si legge nel documento - fino ad oggi praticate, e in tempi meno critici dell’attuale, non hanno prodotto risultati significativi in termini redistributivi. I livelli di povertà sono rimasti sostanzialmente stabili colpendo sempre le medesime categorie. Gli ammortizzatori sociali che devono essere ampliati e irrobustiti non sono in grado, da soli, di rispondere a una situazione che allargherà la fascia di popolazione in condizione o a rischio di povertà”. Per questo, le organizzazioni dell’Osservatorio ritengono che la crisi debba essere fronteggiata con una politica di investimenti non solo sul versante economico, ma anche in quello sociale. Una situazione, avvertono, che “deve essere affrontata da parte del governo con un intervento urgente e strutturale di sostegno al reddito rivolto a quelle famiglie che rappresentano da sempre la parte più debole della popolazione e su cui si addensa la povertà”. “A tal fine - sottolineano - è necessario impegnare risorse aggiuntive, concordare un utilizzo migliore delle risorse già stanziate a livello nazionale, regionale e locale, concertare le priorità, adottare in definitiva modalità di intervento diverse da quelle fino ad oggi praticate”. Il Piano contro la povertà proposto dovrebbe articolarsi in più fasi. Innanzitutto, investire subito nuove risorse verso il sostegno al reddito e il potenziamento dei servizi e affrontare l’emergenza attraverso una misura rivolta in primis alle famiglie con figli minori, per allargare poi il sostegno economico alle famiglie con altre fragilità (numerose, anziane, con carichi assistenziali). Poi, occorre, definire mezzi e strumenti per una politica di responsabilizzazione e di inclusione sociale e lavorativa dei beneficiari, per estendere quindi in una successiva fase la consistenza delle prestazioni e l’aumento delle risorse a tutta la platea delle persone in povertà (‘Ris’ - Reddito inclusione sociale). E’ necessario, inoltre, riordinare e coordinare la molteplicità dei diversi istituti già esistenti di contrasto alla povertà, per renderli più efficaci ed efficienti sul versante della spesa, ma anche attivare un sistema di monitoraggio di controllo e verifica, da articolare a livello nazionale, regionale e locale. Le amministrazioni locali, le organizzazioni sindacali e del Terzo settore si dichiarano, quindi, pronte a lavorare, ognuno all’interno del proprio ambito di responsabilità, “per costruire un sistema in cui la deprivazione economica sia, nella maggior parte dei casi, solo un periodo di congiuntura negativa nella vita delle famiglie e dei minori, cui segua una vita di lavoro, di studio, di svago, di relazioni, di dignità”.
LABITALIA

smile99

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