Sono sul piede di guerra i sindacati contro l’ipotesi di stop alla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, che il governo dovrebbe presentare in Consiglio dei ministri. Un provvedimento che bloccherebbe da luglio le sanatorie per i vecchi contratti a tempo determinato nel pubblico impiego. E dalla Cgil arrivano i primi conti sulla platea degli interessati: sarebbero oltre 400mila i precari a rischio nella pubblica amministrazione, secondo una stima basata sull’ultimo conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato. La maggior parte delle situazioni a rischio, che interessano tutti i comparti del pubblico impiego, riguarderebbe la scuola con i 130mila contratti a tempo determinato annuale del personale docente e i 70mila del personale non docente. Un’altra fetta consistente di precari in bilico sono i 112mila lavoratori a tempo determinato e gli 80mila contratti di collaborazione coordinata e continuativa. E ancora: i 25mila Lsu e i 12mila lavoratori interinali.
In vista dell’incontro tra governo, sindacati, Confindustria e associazioni imprenditoriali, Labitalia ha sentito i diversi rappresentanti sindacali.
“E’ un atto di irrresponsabilità sociale - dice Carlo Podda, segretario generale della Funzione Pubblica della Cgil - che lascerà migliaia di precari in mezzo alla strada, in questo momento gravissimo di crisi economica e i cittadini di tanti enti locali senza servizi, come l’assistenza sanitaria e gli asili nido”. Podda sottolinea i numeri di un eventuale provvedimento del governo, riferendosi al solo pubblico impiego ad esclusione del comparto scuola: “A partire da luglio sarebbero 60.000 in mezzo alla strada, che diventerebbero 120.000 l’anno prossimo e 200.000 l’anno dopo ancora, per il meccanismo ‘infernale’ secondo il quale dopo tre anni di lavoro precario nella pubblica amministrazione si debba essere licenziati”.
Podda contesta poi i metodi dell’esecutivo: “Il governo, che si dice federalista, interviene con un decreto senza neanche consultare gli enti locali e chiedere loro se hanno bisogno di questi precari e cosa pensano di fare al riguardo. Se il governo - aggiunge - interviene per decreto non sentendo Parlamento, parti sociali e diversi livelli istituzionali, fa un’operazione di una brutalità e di totale irresponsabilità, con un tratto autoritario che diventa sempre più insopportabile”. Podda aggiunge che la soluzione per i precari, trovata con il precedente governo, era un’altra: “Si era arrivati all’accordo che, dopo tre anni nella P.a, i precari potevano accedere ai concorsi per la stabilizzazione. Il nuovo governo, a luglio, ha presentato in Finanziaria la nuova proposta invertita: dopo tre anni di precariato, si va fuori. Il disegno di legge in Parlamento ha creato baruffa e quindi e’ stato rinviato il termine dell’entrata in vigore dal 1° gennaio al 1° luglio. E adesso - sottolinea - questo decreto legge, di cui abbiamo appreso dalle agenzie e dai giornali, perchè nessuno del governo ci ha informato”.
Senza i precari, verrebbero a mancare diversi servizi per i cittadini, afferma Podda: “Solo nella Croce Rossa - spiega - ci sono 2.000 persone che saranno mandate a casa. Lavoratori che garantiscono l’assistenza domiciliare gratuita ai malati che ogni giorno si sottopongono a dialisi, prelevandoli a casa, portandoli al centro di assistenza e riportandoli poi al domicilio”. La maggior parte dei precari che perderebbero il posto vive nel Centro-Nord, perchè, come spiega Podda, “in quei territori sono più diffusi i servizi offerti dagli enti locali e quindi ci sono più precari”. La Cgil sta già organizzando le risposte al decreto del governo: “Per venerdì, in occasione del Consiglio dei ministri, stiamo organizzando - annuncia Podda - un presidio davanti a Palazzo Chigi, per cercare di sensibilizzare il governo e l’opinione pubblica a sospendere questa misura e inoltre continueremo nella mobilitazione. Chiederò - aggiunge - anche ai miei colleghi sindacalisti di recuperare una posizione unitaria”. Posizione unitaria che è stata già trovata in materia di sanità: “Posso dire con assoluta soddisfazione - sottolinea Podda - che, per quanto riguarda la piattaforma sulla sanità presentata unitariamente nei giorni scorsi, abbiamo chiesto insieme che le regioni sottoscrivano un contratto per la sanità, che non prevede nessuna stabilizzazione ma che vengano almeno prorogati i contratti di lavoro precari in corso”.
“Il blocco delle sanatorie per i vecchi contratti a tempo determinato non ci piace”. Lo dice Giovanni Faverin, segretario generale della Cisl Funzione Pubblica, in merito all’ipotesi di uno stop alla regolarizzazione dei precari nella pubblica amministrazione. “Quello che serve - sostiene - è una vera ricognizione dei giovani professionisti richiesti sul territorio, da realizzare insieme parti sociali e regioni”. Per il sindacalista, “è fondamentale capire cosa effettivamente manca in azienda”. “Per settembre - rimarca - non si riesce ad avere un quadro completo della situazione. Per questo, la Cisl propone di estendere il periodo di ricognizione fino a settembre-ottobre. Una volta completata la ricognizione, in modo capillare, si può fare un accordo. Ma solo dopo avere la certezza su dove mancano le professionalità”.
“Ancora non è legge - sostiene il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani - non è affatto il momento di lasciare le persone a casa. Bisogna rinnovare tutti i contratti sia per il settore pubblico che per quello privato. Ripeto, bisogna rinnovare tutti i contratti a termine almeno per il 2009, poi vediamo”.
“Lo stop alla regolarizzazione dei precari del pubblico impiego non possiamo che giudicarlo in maniera negativa”. Non usa mezzi termini Davide Velardi, segretario confederale per il Pubblico Impiego della Cisal. “Non è un buon momento per la pubblica amministrazione - spiega - e bloccare equivale a mettere fuori dal circolo produttivo migliaia di unità con le rispettive famiglie. Se consideriamo che le speranze di ingresso nel settore sono pressoché aleatorie, non è un bel panorama quello che si delinea per la pubblica amministrazione in Italia”. “Mi auguro - afferma il sindacalista - che prevalga il buon senso. Ma - ammette - non abbiamo molta fiducia”. LABITALIA
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