La crisi fa paura ma chi è sul mercato fa di tutto per restarci, resistendo alla tentazione di abbassare la saracinesca in attesa che torni la fiducia. A subire maggiormente l’incertezza di questa fase sono piuttosto quegli italiani che vorrebbero avviare un’attività ma che, di fronte alle incognite, preferiscono attendere che passi la crisi. La somma dei due effetti - lieve riduzione delle chiusure e forte frenata nelle aperture rispetto allo stesso trimestre del 2008 - ha così prodotto, tra gennaio e marzo, un saldo negativo di 30.706 unità, il più pesante degli ultimi dieci anni, pari ad una riduzione dello stock delle imprese dello 0,5%. E’ questo il quadro che emerge dai dati sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre dell’anno fotografati attraverso Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta per Unioncamere da InfoCamere, la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane.
Il bilancio del trimestre è frutto della differenza tra le 118.407 imprese che hanno aperto i battenti (contro le 130.629 del primo trimestre dello scorso anno), e le 149.113 che invece li hanno chiusi (un valore in lieve contrazione rispetto a gennaio-marzo 2008, quando a cessare l’attività furono 152.443 imprese). Per effetto del saldo negativo, lo stock delle imprese a fine marzo si è pertanto attestato sul valore di 6.065.232 unità.
“I dati di questi primi mesi del 2009 - ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello - indicano che gli imprenditori stanno facendo al meglio la loro parte, di fronte ad una crisi a cui non intendono rassegnarsi. Le imprese stanno affrontando con resposabilità grandissimi sacrifici per restare sul mercato. Riducono i margini, limano i costi, rallentano le attività ma non si arrendono e resistono in condizioni difficilissime nell’attesa di un mutamento del clima di fiducia. L’andamento dei fallimenti - ha aggiunto Mondello - segnala però due cose: l’impatto della crisi è ancora contenuto, ma la progressione degli ultimi mesi indica che sta crescendo la pressione sui bilanci delle aziende. E’ un segnale importante che deve indurci a tenere alta la guardia soprattutto in questo momento in cui sembrano affacciarsi i primi, timidi segnali di alleggerimento delle difficoltà, almeno in alcuni settori”. LABITALIA
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