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Contratti: sì alle nuove regole da esperti e politici
17/04/2009 NP-3754

E’ complessivamente positivo il giudizio dei politici e degli esperti in tema di politiche del lavoro, sul nuovo modello contrattuale. “L’accordo sulla riforma contrattuale rappresenta una bella novità, soprattutto nella parte che incentiva la contrattazione aziendale. Inoltre non è stato smentito (contrariamente a quanto dice la Cgil) ma, anzi, è stato reso più semplice e trasparente”. Così Carlo Dell’Aringa, docente di economia Politica all’Università Cattolica di Milano, commenta con LABITALIA le novità introdotte. In particolare, per il professore (che e’ stato anche presidente dell’Isfol e dell’Aran), tra gli effetti positivi delle nuove regole ci saranno “rinnovi fatti in tempi giusti, senza quei ritardi accumulati con le ultime tornate”. aspetti positivi, per Dell’Aringa, sono anche l’aggancio dei salari all’Ipca, l’indice (depurato dal prezzo del petrolio) dell’inflazione europea, il cui calcolo dovrebbe essere affidato all’Isae; e ‘’il fatto che tutta la produttività deve essere contrattata a livello aziendale”. TREU, DIVISIONE SINDACALE INDEBOLISCE SISTEMA GIA’ DEBOLE A porre l’accento sulle conseguenze del rifiuto della Cgil a firmare l’accordo si sofferma Tiziano Treu, vicepresidente della commissione Lavoro e previdenza sociale del Senato. “E’ un problema serio - spiega Treu - perché la divisione sindacale indebolisce un sistema contrattuale già debole, per la crisi e per tanti altri motivi. Però - avverte - il vecchio modello non era sostenibile e andava cambiato, proprio nel senso indicato dall’accordoche poi era anche quello della vecchia piattaforma sindacale”. Nell’accordo, ammette infatti Treu, “ci sono certamente punti deboli, ma non penso che siano così gravi da giustificare la decisione di non firmare”. CAZZOLA (PDL), ACCORDO POSITIVO CHE CERCA SOLUZIONI “E’ un accordo positivo, che va alla ricerca di soluzioni per una serie di problemi, che erano stati posti e che hanno dato luogo a un negoziato durato quattro anni”. Così Giuliano Cazzola (Pdl), vicepresidente della commissione Lavoro della Camera che aggiunge: “Pur senza rappresentare nulla di rivoluzionario o di particolarmente innovativo - spiega - si va avanti nell’impostazione sui due livelli della contrattazione, con un riequilibrio dei pesi a favore di quello decentrato. Senza per questo alterare un sistema che e’ lo stesso dall’inizio degli anni Sessanta”. Quanto al rifiuto della Cgil di firmare, Cazzola dice che “senza dubbio è un problema” e che è un fatto “assolutamente strumentale”. ICHINO (PD), VERO SCONTRO E’ SU MODELLO RELAZIONI INDUSTRIALI “Chi guarda in modo non fazioso al contenuto letterale di questo accordo non ci trova mutamenti sconvolgenti rispetto all’accordo del 1993: anzi, semmai, colpisce una certa continuità nella struttura di fondo della contrattazione collettiva. Quello che cambia - e, qui sì, in modo incisivo - è l’intendimento di fondo che anima i firmatari: quello, cioè, di promuovere un sistema di relazioni industriali più cooperativo e partecipativo rispetto al passato. Un sistema che pone al centro l’intesa al livello del luogo di lavoro, in particolare la scommessa comune tra imprenditore e lavoratori sull’innovazione”. Così Pietro Ichino, giuslavorista ed esponente del Pd in commissione Lavoro del Senato. “Se il nuovo modello sarà migliore o no rispetto al vecchio - afferma Ichino - dipende dalla bontà dei piani industriali che gli imprenditori sapranno proporre, dalla trasparenza e affidabilità delle loro proposte, dalla loro correttezza nel mantenere gli impegni presi in azienda”. ACCORDO POSITIVO ANCHE PER DELFINO (UDC), FEDRIGA (LEGA) E IANNACCONE (MPA) Positivi anche i commenti dei deputati Teresio Delfino (Udc), Massimiliano Fedriga (Lega Nord) e Arturo Iannaccone (Mpa). Se, infatti Delfino sottolinea come “l’intesa raggiunta si ponga due obiettivi: garantire in modo innovativo il dato salariale; introdurre maggiore flessibilità nelle relazioni industriali, necessaria per affrontare questa congiuntura economica non positiva”; Fedriga osserva che “è un accordo senza dubbio positivo, anche se avremmo gradito di più una maggiore attenzione alla territorializzazione del modello contrattuale”. Per entrambi, poi, la mancata adesione della Cgil è un aspetto negativo perché, come spiega Delfino: ‘’L’innovazione delle forme contrattuali è essenziale per recuperare flessibilità nelle relazioni e tutela dei salari che sono - conclude - elementi essenziali della mission dell’azione sindacale”. Da Fedriga, poi, giunge l’invito al sindacato di Corso d’Italia affinché firmi l’accordo, “così che - aggiunge il deputato leghista - si possa giungere a un’intesa unitaria”. Per Arturo Iannaccone, responsabile del dipartimento nazionale del Welfare e Sanità del Movimento per le autonomia: “Il nuovo modello contrattuale, che prevede un meccanismo che lega i salari alla produttività, segna un cambiamento di direzione importante per i lavoratori italiani. In questo momento di particolare difficoltà per il Paese - osserva - dovrebbe prevalere un maggiore senso di responsabilità, specie in un sindacato come la Cgil che, invece di tutelare gli interessi dei lavoratori, sostiene posizioni politiche preconcette, tipiche di chi ha lo sguardo rivolto al passato”. CIMADORO (IDV), ACCORDO PARZIALE E SCONFITTA IN MOMENTO DI CRISI Negativo, invece, il giudizio di Gabriele Cimadoro, rappresentante dell’Italia dei Valori nella Commissione Attività Produttive della Camera dei deputati che spiega: “Avremmo visto volentieri un accordo globale anziché uno parziale, che lascia fuori una consistente quota di lavoratori. Non e’ un successo ma una sconfitta del governo che, in questo momento di crisi, contribuisce alla rottura dell’unità sindacale”. Per Cimadoro, che non esclude che in questo ’fallimento’ vi possa essere anche una responsabilità del sindacato, è necessario “riaprire subito il dialogo sindacale per ritrovare l’unità.
LABITALIA

smile99

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