E’ di circa 64 su 100 la quota di dipendenti della pubblica amministrazione che nel corso del 2008 hanno partecipato ad attività di formazione. Questo il dato che emerge dal ‘12° Rapporto annuale sulla formazione nella Pubblica amministrazione’, realizzato dall’Osservatorio sui bisogni formativi presso la Scuola superiore della pubblica amministrazione e coordinato da Massimo De Cristofaro. Lo studio è stato presentato durante il Forum P.a. Il rapporto, che ha preso in considerazione quest’anno i dati forniti da 626 amministrazioni per un totale di circa 810.000 dipendenti, evidenzia che il volume delle attività di formazione realizzate è in crescita rispetto alla scorso anno, con circa 47.000 eventi formativi e un totale di 538.000 partecipanti. Questo nonostante l’investimento per la formazione, nel corso del 2008, sia stato ridotto del 9%.
“Quest’anno - dice a LABITALIA Massimo De Cristofaro, curatore del volume - si è ridotto l’investimento, mentre sono aumentate le ore di formazione erogate e abbastanza anche quelle fruite, che si ottengono attraverso il calcolo matriciale delle persone che effettivamente frequentano i corsi. Quindi, è evidente - sottolinea - che le amministrazioni si sono ingegnate per sfruttare al massimo le poche occasioni che c’erano”.
Il documento è stato realizzato rilevando e analizzando direttamente la formazione nelle amministrazioni centrali (presidenza del Consiglio, ministeri, comparto sicurezza, organi dello Stato, autorità ed enti pubblici) e coordinando i contributi relativi agli altri livelli di governo e ai diversi comparti: regioni, province, comuni e Camere di commercio. Secondo la ricerca, molti indicatori delle attività di formazione mostrano incrementi positivi, con i dipendenti coinvolti che passano da 60 a circa 64 su 100, con partecipazioni aumentate in quasi tutti i comparti. Aumenta anche il volume delle attività realizzate: le ore erogate crescono dell’8% nell’insieme dei comparti a rilevazione censuaria e il numero dei corsi è aumentato di oltre il 10%.
“E’ cresciuta, e questo - spiega De Cristofaro - è un dato importante, la formazione dei livelli bassi: quindi nè dirigenti nè funzionari, ma gli operativi. Il che vuol dire che c’è stata una forte immissione di conoscenza sulla tecnica, su come effettivamente realizzare i lavori della pubblica amministrazione”. Anche la partecipazione femminile risulta in crescita, e in diversi comparti le donne utilizzano la formazione più degli uomini. De Cristofaro evidenzia comunque i dati negativi che emergono dal rapporto:
“Se noi valutiamo - spiega - l’aspetto delle ore erogate, dei numeri e dei soldi spesi, il giudizio è negativo perchè bisognerebbe spendere di più. In Europa, paesi come Francia, Germania e altri spendono molto di più, il 4% della massa salariale. Noi invece abbiamo, come da accordi, l’1% e quest’anno siamo sullo 0,75%. Un altro aspetto negativo - rimarca - è che non c’è attenzione nella formazione in materie come programmazione e controllo, internazionalizzazione, meccanismi di gestione che potrebbero essere utili per dare più innovazione nella pubblica amministrazione”.
La metodologia più utilizzata nella formazione resta l’aula, attestandosi su valori tra il 70 e l’80% dei corsi, mentre l’utilizzo di metodologie che si avvalgono di supporti tecnologici, come e-learning, laboratorio informatico ma anche videoconferenza, è in lieve aumento. Si diffondono in modo più soddisfacente del passato gli strumenti di pianificazione e valutazione delle attività formative: analisi dei fabbisogni, formulazione di piani della formazione, annuali e pluriennali, attività di valutazione dei risultati. Tra i problemi della formazione nella pubblica amministrazione, De Cristofaro sottolinea la frequente assenza di piani formativi: “A questo proposito - dice - come Scuola superiore della pubblica amministrazione abbiamo realizzato un software che permette l’indagine dei bisogni, da cui poi ricavare i piani formativi e i meccanismi per erogare la formazione. Viene utilizzato ormai da molte amministrazioni centrali e noi vogliamo diffonderlo ancora di più”. Magari, anche agli enti locali: “In questo caso - spiega De Cristofaro - il progetto andrebbe studiato, ma il ministro Brunetta sta coinvolgendo gli enti locali in tante cose e questa potrebbe essere una”.
De Cristofaro spiega quindi di la sua ricetta per fronteggiare le carenze nella formazione della pubblica amministrazione: “Il ministro Brunetta - dice De Cristofaro - non ha ancora detto nulla sulla formazione, ma evidentemente una riorganizzazione ci sarà. Il problema da risolvere è quello di legare gli obiettivi della formazione al lavoro, alle attività, evitando le cose generiche. Un altro problema - conclude - è legato ai finanziamenti, che devono essere fatti con attenzione agli obiettivi del lavoro, non a pioggia, ma mirati”. LABITALIA
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