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Ancora poche donne dirigenti nella pubblica amministrazione
14/05/2009 NP-3762

Una pubblica amministrazione ancora troppo ‘maschile’ e lontana dal raggiungimento delle pari opportunità tra uomini e donne. E’ il quadro stilato dall’indagine ‘Barbablù che ne hai fatto delle tue donne’, realizzata dall’Osservatorio donne nella P.a., e promossa da futuro@lfemminile e Forum P.a., sulle amministrazioni di regioni e comuni capoluogo di provincia. La ricerca è stata presentata al Forum P.a,. nel corso del convegno ‘Una nuova politica per le pari opportunità e la garanzia dei diritti nel pubblico impiego’. Secondo l’indagine, nella speciale classifica dei comuni con meno donne nella composizione di consiglio, giunta e apparato dirigenziale, troviamo i comuni di Andria (3,91%), Benevento (4,76%), Foggia (5,18%), Crotone (7,81%) e Catanzaro (8,10%). Tra le regioni, questo primato negativo per il genere, spetta a Basilicata, Sicilia, Calabria, Veneto e Molise con una percentuale media di componente femminile di poco al di sopra del 14%. Il rapporto, sottolinea che solo 3 tra le 15 città metropolitane hanno un sindaco donna: Genova, Milano e Napoli. Pochi anche nei comuni, gli assessorati guidati da donne: 40 su 209. Nelle regioni non va meglio: su 258 assessori solo 43 sono donne e se i dirigenti apicali sono 443, solo 87 appartengono all’universo femminile. Non va meglio nelle province dove, su 45 direttori generali, solo 5 sono donne (a Trieste, Oristano, Catania, Latina e Ascoli Piceno). La componente femminile resta quindi ancora indietro rispetto ai colleghi uomini, sia nella carriera che nei ruoli apicali con un valore medio di presenza all’interno di consigli, giunte e apparati dirigenziali di prima e seconda fascia che si attesta appena attorno al 19%. Non solo dati negativi ma anche spiragli positivi dal rapporto, con realtà amministrative più sensibili e attente al mondo femminile. La maglia rosa tra regioni spetta alla Sardegna (32% di presenza femminile nei vertici politici e amministrativi), al Piemonte e Trentino Alto Adige (entrambi 28%) al Lazio (26%) e all’Emilia Romagna (22%). Tra i comuni i virtuosi Bologna (36%), Pavia (35%), Ravenna, Genova e Cremona (33%). Inoltre, secondo l’indagine, sebbene i numeri in valore assoluto non siano incoraggianti, la situazione delle donne nella P.A è in miglioramento. La presenza femminile, infatti, è aumentata in tutti i comparti nell’arco del triennio 2005 - 2007 e la percentuale delle dipendenti a tempo indeterminato e’ ormai di circa il 55%, di cui quasi la metà occupata nella scuola. Emerge che la componente femminile continua a crescere nei settori dove è già preponderante (scuola e servizio sanitario nazionale), e si avvia verso la parità anche nei comparti più selettivi come la carriera prefettizia, l’università e la magistratura, e mostra un incremento anche nella carriera diplomatica, dove però è ancora molto circoscritta. La presenza femminile risulta in crescita anche nei settori di più recente apertura, come i vigili del fuoco, i corpi di Polizia e le forze armate. Nei ministeri, pur riducendosi in valore assoluto, a seguito della riduzione complessiva del personale di detto comparto, la presenza femminile rappresenta comunque il 51% circa. “Dall’esame dei dati si rileva - ha commentato Carlo Mochi Sismondi, direttore generale Forum P.A. - che, nella PA, dove è dato spazio al merito attraverso concorsi e progressioni di carriera basate sui risultati, lì le donne hanno buon gioco a trovare il loro spazio. Dove invece -ha sottolineato- si tratta di incarichi fiduciari e di indicazioni ‘ad personam’, troppo spesso gli uomini al comando ( e come si sa sono in maggioranza uomini sia i sindaci, sia i presidenti) scelgono uomini. Sarà compito dell’osservatorio - ha concluso - monitorare questi dati per farne uno strumento di stimolo e di riflessione per l’intera classe dirigente del Paese”. “L’osservatorio donne nella PA è la testimonianza concreta dell’impegno di futuro@lfemminile nei confronti delle donne nella Pubblica Amministrazione - ha dichiarato Roberta Cocco, responsabile del progetto futuro@lfemminile e direttore marketing centrale di Microsoft Italia - attraverso l’analisi puntuale dei dati si verifica costantemente il processo di femminilizzazione del settore pubblico ed è così possibile suggerire azioni positive da attuare a livello politico grazie al confronto con le donne che ne fanno parte”. “La pubblica amministrazione, in tema di pari opportunità - ha spiegato a LABITALIA Isabella Rauti, capo dipartimento delle Pari Opportunità - è un settore privilegiato perchè è un settore con un concentrato eccezionale di presenza femminile. Ma è anche un settore, e i dati lo dimostrano, dove c’è la cosiddetta struttura ‘ad imbuto’, con una prevalenza massiccia di donne nel ‘primo livello’ che si riduce drasticamente nelle posizioni di vertice, apicali, nella progressione di carriera”. “Evidentemente la P.a. - continua Rauti - è un comparto che da questo punto di vista è paradigmatico, dimostra che effettivamente nonostante le pari opportunità e la parità siano garantite dal punto di vista normativo e descrittivo, esistono degli scarti nella sua realizzazione. Esiste -sottolinea - una distanza e un divario tra la parità cosiddetta descrittiva e normativa e la parità sostanziale, effettiva e che viene anche definita sociale. Questo chiaramente non riguarda solo la pubblica amministrazione ma può essere considerata la chiave d’interpretazione del sistema sociale”. Isabella Rauti ha ricordato l’attività del dipartimento delle Pari opportunità e del governo sulla strada del superamento della discriminazione di genere: “Rispetto al comparto della pubblica amministrazione - spiega Rauti - noi abbiamo di fronte gli effetti dell’articolazione di una direttiva di due anni fa che contiene misure per la rimozione di ogni discriminazione e per una realizzazione piena delle pari opportunità nella P.a.. Come ministero delle Pari opportunità - aggiunge - noi ci occupiamo insieme alla Funzione pubblica proprio di fare una sorta di ‘pressing’ sulle amministrazioni affinchè rispettivo quanto previsto dalla direttiva. In questa - conclude Rauti - sono contenuti tanti principi, evidentemente tutti tesi alla rimozione delle discriminazioni e alla realizzazione delle pari opportunità, ma anche alla valorizzazione delle differenze di genere”.
LABITALIA

smile99

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