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Ilo, costo coercizione supera 20 mld dollari l’anno
19/05/2009 NP-3768

Costa oltre 20 miliardi di dollari l’anno il lavoro forzato nel mondo. A tanto ammonta, infatti, in termini di guadagni perduti, la stima della coercizione esercitata nei confronti dei lavoratori sottoposti a lavoro forzato e definita come ‘costo opportunità’ dall’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro). La stima e’ contenuta nel rapporto intitolato ‘Il costo della coercizione’, dove si indica anche l’aumento di pratiche immorali, fraudolente e criminali che possono avviare le persone al lavoro forzato. Il rapporto illustra inoltre i progressi significativi fatti a livello internazionale e nazionale per ridurre e prevenire il lavoro forzato, ma mette in guardia anche contro il possibile impatto della crisi economica e occupazionale. Un argomento economico rilevante, dunque, nonché un imperativo morale, che secondo l’Ilo dovrebbe spingere i governi ad accordare la massima priorità alla questione. “Il lavoro forzato è l’antitesi del lavoro dignitoso”, dichiara il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia. “Esso è causa di indicibili sofferenze - sottolinea - e deruba le sue vittime. Il lavoro forzato può essere sradicato, purché ci sia un impegno da parte della comunità internazionale, lavorando insieme ai governi, ai datori di lavoro, ai lavoratori e alla società civile”. Lo studio fa una fotografia degli sforzi globali per combattere il lavoro forzato. Mentre la maggior parte dei paesi ha introdotto una legislazione che considera il lavoro forzato un reato penale e la questione non è più nascosta o ritenuta un tabù, altri paesi trovano difficile identificare i casi di abuso e tanto meno definire le risposte politiche adeguate. Il rapporto evidenzia, in particolare, le nuove leggi e politiche nazionali e regionali nonché il potenziamento delle misure di protezione sociale per le fasce che rischiano maggiormente di essere coinvolte nel lavoro forzato e nella tratta di esseri umani, quelle più vulnerabili. “Il lavoro forzato - spiega lo studio - è tuttora maggiormente presente nei paesi in via di sviluppo, spesso nell’economia informale o nelle regioni isolate nelle quali mancano le infrastrutture, e dove l’ispezione del lavoro e l’applicazione delle leggi sono deboli. Per fronteggiare tale situazione, occorrono delle politiche integrate nelle quali l’applicazione delle leggi venga combinata con misure di prevenzione e di protezione. In tal modo, le popolazioni a rischio di lavoro forzato vengono rese capaci di difendere i propri diritti”. “Non dobbiamo mai dimenticare - ha avvertito Roger Plant, responsabile del Programma speciale dell’Ilo per combattere il lavoro forzato - che il lavoro forzato è un reato criminale grave che richiede un’azione penale. Tuttavia, dobbiamo anche ricordare che, spesso, il lavoro forzato non viene definito in modo molto preciso nelle legislazioni nazionali. Di conseguenza, risulta spesso molto difficile affrontare i modi più subdoli nei quali viene negata la libertà dei lavoratori. La sfida consiste nel trovare una risposta integrata al problema del lavoro forzato, facendo perno sulla prevenzione e sull’applicazione delle leggi, e con la possibilità di portare i casi sia davanti a un tribunale del lavoro sia davanti a un tribunale penale”.
LABITALIA

smile99

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