’’Capaldo fa un ragionamento di impostazione e, sul tema del Progetto Paese e dei sistemi economici territoriali, lancia una provocazione intelligente’’. Cosi’ Pasquale Viespoli, sottosegretario al Lavoro, parla con LABITALIA della tesi lanciata da Pellegrino Capaldo sul ’Corriere della Sera’, in cui sostiene che il Sud non ha piu’ bisogno di una specifica politica economica ne’ di interventi addizionali. ’’Il dibattito non e’ nuovo -ricorda Viespoli, che e’ anche stato sindaco di Benevento- e l’intervento di Capaldo ha il merito di porre una questione, anche se -avverte- non mi schiero con una sorta di partito che vuole ’abolire’ il Mezzogiorno’’. ’’Ma e’ vero -aggiunge Viespoli- che in particolare nel Mezzogiorno c’e’ un ruolo molto piu’ accentuato dei governi regionali, a cominciare dall’uso dei fondi comunitari’’. Viespoli ricorda che ’’i bandi per i fondi strutturali tardano a partire: siamo nel 2009 e stiamo parlando della programmazione comunitaria 2007-2013’’. Per aiutare le regioni del Sud, Viespoli propone ’’una conferenza dei servizi permanente, che funga da coordinamento’’. Anche se ’’difficile da realizzare perche’ e’ complicato condividere indirizzi diversi e il coordinamento potrebbe essere visto come un’interferenza nelle politiche regionali’’.
MICCICHE’, E’ IL MERIDIONE CHE AIUTA IL SETTENTRIONE ’’Un articolo serio, ma condivisibile solo in parte’’. Cosi’ Gianfranco Micciche’, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Cipe, parla con LABITALIA della proposta da Pellegrino Capaldo sul ’Corriere della Sera’ di non riservare piu’ al Sud politiche economiche specifiche ne’ addizionali. ’’Diciamo -prosegue Micciche’- che sarebbe stato in assoluto condivisibile, in una situazione diversa. Ma se mettiamo insieme l’articolo di Capaldo con le dichiarazioni di Castelli, che ieri ha dichiarato che e’ il Sud che paga per tutto il Paese e non viceversa, finiamo per capire che e’ il meridione che aiuta il settentrione’’. ’’La questione e’ che in tutto il Paese si continua a parlare della questione settentrionale e meridionale, ma con un’attenzione maggiore alla prima. Noi meridionali per primi -ammette Micciche’- non ne possiamo piu’ di questa questione meridionale, ma quantomeno non bisogna togliere al Sud per dare al Nord’’.
E non e’ ’’una questione di questo governo: anzi, chi ha cominciato ad avere questo atteggiamento e’ stato proprio il governo Prodi che ha smantellato la struttura che blindava i fondi del Sud’’. Dunque ’’per eliminare l’addizionale -spiega Micciche’, che nel 2001 e’ stato viceministro dell’Economia e delle Finanze con delega proprio al Mezzogiorno e nel 2005 ministro per lo Sviluppo e la Coesione territoriale- bisogna aspettare tempi migliori’’. E ricorda che ’’in Sicilia non abbiamo ancora Internet’’ e che ’’le regioni del Sud non possono contare sull’industria, in primis perche’ i trasporti sono complicati e le condizioni delle infrastrutture sono tali da non consentire alcuna agevolazione’’. Insomma, ’’ci vuole una politica che si occupi concretamente del Sud e non che porti solo denaro a pioggia’’. Quello che Micciche’ intende sottolineare con forza e’ che ’’il Sud puo’ anche rinunciare a quote aggiuntive, ma non ci possiamo permettere di perdere quote’’.
LOMBARDO (MPA), DA POLITICHE PUBBLICHE MENO CHE AL RESTO D’ITALIA
’’La tesi posta da Pellegrino Capaldo a prefazione del libro ’Stelle del Sud’ di Michele Guerriero e’ certamente condivisibile in termini scientifici, ma deve purtroppo fare i conti con una realta’ del Mezzogiorno d’Italia che, ad onta di tutti i governi succedutisi e di tutti i provvedimenti intrapresi in questi decenni, mostra ancora ritardi che ne’ le politiche ordinarie ne’ quelle straordinarie hanno saputo colmare’’. Lo dichiara a LABITALIA, Raffaele Lombardo presidente della Regione Siciliana, fondatore e leader del Movimento per l’Autonomia (Mpa). ’’Tutto si puo’ dire, tranne che negare -spiega Lombardo- che questo ritardo c’e’ e che negli ultimi anni si e’ acuito. Cio’ e’ frutto anche delle politiche pubbliche che hanno destinato al Sud meno che al resto d’Italia’’. Come esempio, Lombardo cita’’le spese in conto capitale delle maggiori imprese pubbliche nazionali (valori cumulati 1996-2006, fonte MISE)’’. ’’Al Mezzogiorno -ricorda il presidente della Regione Sicilia- l’Anas ha destinato il 41,7% dei propri investimenti, l’Eni il 36,9%, l’Enel il 32,7%, le Poste il 26,4%, le Ferrovie un modestissimo 19,7%. E se si guarda alle spese in conto capitale della Pubblica Amministrazione - quindi infrastrutture e trasferimenti alle imprese - meno del 35% va al Mezzogiorno. Sono percentuali che si commentano da sole -sottolinea Lombardo- e che non aprono prospettive di sviluppo ma le chiudono, non consentono di recuperare gap infrastrutturali ma li accentuano’’. ’’Quello di Capaldo e’ un errore, perche’ la condizione delle aree deboli del Paese e’ tale che serve un intervento addizionale, altrimenti non si recupera il ritardo di sviluppo del Mezzogiorno’’. Cosi’ Sergio D’Antoni, responsabile delle Politiche per il Mezzogiorno del Pd, commenta con LABITALIA l’intervento con cui Pellegrino Capaldo. ’E’ giusto dire che ci vuole un ’Progetto paese’ -dice ancora D’Antoni- perche’ e’ quello che manca in questo momento, ma -avverte l’ex leader della Cisl- all’interno di questo progetto e’ indispensabile un progetto addizionale, altrimenti il ritardo del Sud rimane quello che e’’’. Insomma, le politiche per il Mezzogiorno non devono affatto essere accantonate. ’’Ci vogliono strumenti e risorse -ribadisce D’Antoni- per mettere in moto un processo di sviluppo, e se ci sono sprechi, si combattano, ma senza che questo sia l’alibi per tagliare le risorse. Questo governo -denuncia- ha tagliato in un anno circa 20 miliardi di euro al Mezzogiorno. Un danno non solo per il Sud, ma anche per tutto il Paese’’. Per D’Antoni, dunque ’’l’intervento addizionale, europeo e nazionale e’ indispensabile se si vuole colmare questo ritardo del Sud rispetto all’Italia e al mondo’’. ’’Se il Paese non riparte dalle zone deboli -conclude l’esponente Pd- non ce la fa e se si abbandonano le zone deboli non si cresce come Paese’’.
DE ROSE (CONFINDUSTRIA CALABRIA), QUESTIONE MEZZOGIORNO ESISTE
’’Non sono d’accordo sul fatto che non esiste piu’ una questione Mezzogiorno, perche’ l’intero Sud ha delle specifiche carenze strutturali rispetto al resto del Paese. Come i ritardi nelle infrastrutture, una politica del credito poco efficace per le imprese e una pubblica amministrazione piu’ inefficiente, senza dimenticare servizi inadeguati e un problema sicurezza che va affrontato con forza’’. Cosi’ Umberto De Rose, presidente di Confindustria Calabria, commenta con LABITALIA l’intervento di Pellegrino Capaldo. ’’Si deve capire -sottolinea De Rose- che senza il Mezzogiorno non si va da nessuna parte. E’ necessario un nuovo modello di sviluppo, una nuova idea per l’intero paese, perche’ abbiamo ancora un capitalismo e un tessuto imprenditoriale debole, e servono riforme della pubblica amministrazione e piu’ vocazione all’innovazione. Ma un nuovo scenario per il Paese -conclude De Rose- non puo’ non tenere all’interno una politica specifica per il Sud’’.
CERSOSIMO (VICE PRES.REGIONE CALABRIA), ESISTE ’PROBLEMA PAESE’
’’Condivido l’articolo di oggi, esiste un ’problema Paese’, anche se con sfumature diverse al Sud. Un Paese che non cresce rispetto agli altri stati avanzati d’Europa rispetto a tanti aspetti’’. Cosi’ Domenico Cersosimo, vicepresidente della giunta della regione Calabria, commenta con LABITALIA l’intervento di Pellegrino Capaldo. ’’Naturalmente -sottolinea- esiste un’intensita’ di problematiche differenti tra Nord e Sud, quello che al Nord e’ bianco, nel Mezzogiorno e’ grigio. Ci sono ’colorature’ piu’ accentuate nel Mezzogiorno, ad esempio nella sanita’ e nell’istruzione, dove tutto il Paese che ha delle difficolta’, che qui sono maggiori’’. Cersosimo ricorda quindi che il Sud non e’ solo arretratezza: ’’Se si guardasse la realta’ -spiega- non da diecimila metri d’altezza, ma da piu’ vicino, si vedrebbe che a Sud ci sono le eccellenza e che i tratti di normalita’ superano le patologie’’. Per Cersosimo esiste ’’una complementarieta’ tra Nord e Sud del Paese, uno e’ necessario all’altro e viceversa’’. LABITALIA
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