I camici rosa ben presto supereranno i camici bianchi. Le corsie degli ospedali, infatti, saranno presto invase da plotoni di dottoresse che sostituiranno i colleghi maschi, alla faccia di quanti, nell’immaginario, collegano ancora la professione medica al dottor Ross della serie tv “Er” o al dottor Kildare. Il trend è stato segnalato da uno studio del British Medical Journal rilanciato dal Times, che ha calcolato che, tra 10 anni, le donne medico inglesi supereranno gli uomini.
La tendenza, però, non resterà confinata in Gran Bretagna, ma contagerà anche l’Italia. Secondo le previsioni del Fnmoceo, la federazione dei medici, tra quindici anni il servizio sanitario nazionale sarà in mano alle donne. Nel 2007/2008, gli iscritti all’albo dei medici risultano essere al 65% uomini e al 35% donne (233 mila contro 124 mila), ma la proporzione è destinata a invertirsi con tanto di sorpasso a favore delle quote rosa. Stando ai numeri riportati anche dal quotidiano Repubblica, entro il 2024, almeno 183 mila medici andranno in pensione e saranno sostituiti da donne.
L’avanzata delle dottoresse è confermata anche dal trend delle lauree in medicina conseguite nel 2007: le neodottoresse sono state il 65,2% del totale, con un’età media intorno ai 26 anni e punteggi di laurea alti (in media 107/110). Passando alle iscrizioni delle matricole, la media nazionale dice che il 63% degli studenti sono ragazze con una punta del 73% all’Università Statale di Milano. Secondo i dati del Miur, non c’è facoltà di medicina in cui non prevalgano le donne: da Ancona (367 contro 135) a Bari (482 contro 331); da Bologna (463 e 236) a Brescia (516 e 240); ma anche a Cagliari (115 e 50), Catania (89 e 60) e Napoli (277 contro 157). Le percentuali variano, però, quando si considerano le specializzazioni: se a neuropsichiatria infantile le donne superano il 58% e a pediatria si attestano sul 48%, a cardiochirurgia solo il 4,5% sono donne, segno che esistono settori ancora saldamente in mano ai colleghi uomini. Il rischio è che la prevalenza delle donne, specializzate solo in alcuni settori chiave, porti alla carenza di altre professionalità come i chirurghi, costringendo magari a rivolgersi a laureati stranieri.
Ulteriore difficoltà per le donne la conciliazione tra lavoro e famiglia: la medicina, infatti, è un settore totalizzante che lascia poco spazio alla vita privata. Sempre secondo le statistiche, le donne medico non sposate sotto i 35 anni sono il 44%, percentuale che cala al 17% nella fascia 36/50 anni. Un dato che indica che le professioniste preferiscono prima consolidare la carriera e quindi dedicarsi alla famiglia. I sacrifici continuano anche quando si tratta di pensare ai figli: il 73% delle donne medico si ferma al primo figlio, mentre il 45% ne ha due. Le percentuali salgono nettamente, però, se si considerano i colleghi uomini: il 90% dei dottori ha un figlio solo, mentre il 73% ne ha due. LABITALIA
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